giovedì 30 gennaio 2014

“Si deve arrivare al 40%, così la Costituzione è lontana”

la Repubblica  
30 gennaio 2014 - 4 Commenti »
Alessandro Pace
seggio elettoraleMetterebbe un timbro di costituzionalità sull’Italicum di Renzi e Berlusconi? «Proprio no». Il costituzionalista Alessandro Pace risponde così a Repubblica.
Siamo dentro o fuori la Costituzione?
«Siamo molto fuori».
La principale anomalia?
«La soglia prevista per beneficiare del premio di maggioranza è troppo lontana dal 50,1% per potersi chiamare così».
La correzione necessaria?
«Un premio di maggioranza degno di tal nome dovrebbe spettare solo al partito o alla coalizione che superasse il 45. Data l’attuale situazione politica una soglia “ragionevole” potrebbe essere, a tutto concedere, anche quella del 40. Ma, a stretto rigore, anche questa sarebbe criticabile».
Un consiglio ai parlamentari?
«Se non ci si accorda su una soglia superiore al 40, si deve passare a un altro sistema. Preferibilmente all’uninominale a doppio turno, che garantisce la governabilità senza creare diseguaglianze nel voto. Il ballottaggio dovrebbe essere tra candidati singoli, non tra liste o, peggio, tra coalizioni».
La Consulta ha fissato paletti su premio e preferenze. Può scattare un nuovo ricorso?
«Il tetto al 37% è sicuramente in contrasto con la Corte, e mi meraviglia che il segretario del Pd non se ne sia reso conto. Un premio pari a quasi la metà dei voti ottenuti in sede elettorale non fa che reiterare la violazione del principio d’eguaglianza già censurata dalla Corte nel Porcellum. Anche la mancanza delle preferenze solleva gravi problemi di costituzionalità».
È positivo che un partito non possa superare il 55%?
«Posto che la Carta prevede 630 deputati, il premio di 31 seggi alla coalizione di maggioranza è francamente eccessivo: garantirebbe la governabilità a troppo caro prezzo “per la rappresentatività dell’assemblea
parlamentare”. E cito la Corte».
Le preferenze restano un punto chiave. Averle escluse viola il diritto di voto dei cittadini?
«Certamente sì. La Corte ha bocciato il Porcellum per questo e per l’eccessivo premio di maggioranza. Però, nel referendum del ‘91, gli italiani hanno votato per la preferenza unica, essendo note le irregolarità sottese alle preferenze multiple. Ma tuttora non è assicurata la segretezza del voto nelle circoscrizioni estere, come risultò nel caso Di Girolamo. Né le cose sono cambiate. Quindi, sia in Italia che all’estero, preferenza unica è garanzia della libertà del voto e della sua assoluta segretezza ».
Le liste corte non bastano?
«Certo che no».
Le primarie possono sostituire le preferenze?
«Sì. Non si può dimenticare però che i partiti sono associazioni private. Bisognerebbe prima dettare regole sulla democrazia interna. Pertanto, campa cavallo…».
Piccoli partiti. È accettabile lo sbarramento al 4,5%?
«È eccessivo, soprattutto senza il finanziamento pubblico. Che dovrebbe essere legislativamente previsto, ma la cui spettanza va condizionata all’effettiva esistenza di un’organizzazione interna democratica».

mercoledì 29 gennaio 2014

Stanno distruggendo un Paese intero!

9 gennaio 2014 alle ore 22.21
Oggi credo si sia consumato in Parlamento l'ennesimo  scempio o meglio la dismissione di un altro pezzo fondamentale di questo sfortunato Paese.
Il Parlmento ha votato per la svendita della banca d'Italia! La banca degli Italiani diventerà così privata ed andrà nelle mani di banchieri ed assicurazioni, che da questo governo hanno avuto elargizioni a piene mani.   La cosa più  grave è che nessuno ha alzato un dito per denunciare e fermare  questo esproprio ed a nulla è valso l'ostruzionismo dei grillini.
La legge elettorale che il Parlamento si appresta a votare è quanto di più scellerato possa essere concepito da mente umana. un mostro giuridico che seppellirà la democrazia del nostro Paese. Due partiti che si sfidano al ballottaggio con il 20% dei voti e  chi vince  prende  il 55% dei seggi  è  come giocare al lotto. 
Lo sbarramento abnorme  impedirà una larga rappresentanza dei cittadini in Parlamento, tranne che per la Lega   che Berlusconi ha voluto salvare ,   e le liste blaccate impediranno,  ancora una volta, ai citttadini di scegliersi i propri candidati.    L'annullamento del porcellum da parte della Corte Costituzionale,  che lo ha  dichiarato incostituzionale è stato completamente ignorato da Renzi e Berlusconi  che , invece, si sono  messi d'accordo   per questo super porcellum, che, se approvato, la democrazia in Italia rimarrebbe solo un ricordo.
Di fronte ad un simile pericolo  non possiamo rimanere a guardare per questo vi chiedo  di aderire al  comitati  NO - Italicum che stanno nascendo in diverse città Italiane ed anche a Palermo costituito da semplici cittadine e cittadine che per il prossimo 31 gennaio alle 18,00 farà un presidio a Palermo in Via Magliocco a cui è importante partecipare numerosi, vista l'importanza.

DOMENICO GALLO – L’incontro Renzi-Berlusconi: attenti al riporcellum!

 dgalloL’incontro spettacolare fra Renzi e Berlusconi ha suscitato sconcerto anche in quella parte dei media che, in tempi recenti, si sono spesi per sostenere la resistibile ascesa dell’uomo di Firenze. Si sono levate forti critiche (Renzi resuscita Berlusconi!) sull’opportunità e sulle modalità di questo incontro con il quale apparentemente è stato siglato un patto per la riforma elettorale e per le prossime riforme costituzionali. Critiche legittime e fondate che però si arenano sui particolari e non centrano il cuore del problema: ciò che dovrebbe fare scandalo è la “profonda sintonia” fra Renzi e Berlusconi sui temi istituzionali.

Dal sito del PD leggiamo: il segretario democratico ha parlato di “profonda sintonia tra le proposte del Pd e quelle discusse con Berlusconi, in particolare su tre temi, molto delicati ma capaci di dare una svolta: una riforma del Titolo V, con particolare attenzione alla semplificazione e il risparmio, una trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, senza indennità né elezione”. Il terzo punto su cui Renzi ha raccolto la disponibilità di Berlusconi è quello delle legge elettorale, su un modello che punti, ha spiegato il segretario democratico, “alla governabilità, al bipolarismo, e che elimini il ricatto dei partitini”. Per quanto riguarda la sintonia sulle riforme istituzionali, Berlusconi ha precisato che: “si tratta di riforme che il centrodestra da me guidato ha sempre ricercato e che la nostra maggioranza aveva approvato in Parlamento già nel 2006, ma che fu la sinistra a vanificare attraverso un referendum”.
Forse qualcuno dovrebbe chiedere all’uomo di Firenze se la sua sintonia con Berlusconi si estenda fino al punto di apprezzare la riforma costituzionale del centrodestra che il popolo italiano ha cancellato con il referendum del 2006, ma il nodo fondamentale resta la sintonia sul modello elettorale. Orbene, un modello elettorale che punta al bipolarismo, a favorire la governabilità a scapito della rappresentanza e ad eliminare il ricatto dei partitini, in Italia l’abbiamo già sperimentato per tre legislature. E’ stato vigente, malgrado una fortissima insoddisfazione popolare, fino a quando il 4 dicembre dell’anno scorso la Corte costituzionale l’ha cancellato per l’evidente incompatibilità con i principi della democrazia costituzionale.
E’ evidente che Berlusconi e Renzi hanno visto la sentenza della Corte Costituzionale come fumo negli occhi e adesso concordano pienamente con l’esigenza di scrivere una nuova legge elettorale che abbia le stesse caratteristiche del porcellum, mirando a conseguire gli stessi scopi: reinserire la vicenda politica nella camicia di forza del bipolarismo attraverso un rafforzamento artificiale dei due principali competitori politici, eliminando i partiti o le forze non coalizzate (tranne i 5 stelle).
La ciliegina sulla torta è data dalla ripetizione del meccanismo delle liste bloccate che ricreerebbe di nuovo un Parlamento composto al 100% di nominati, impedendo che il popolo bue possa mettere becco nella composizione dei “suoi” rappresentanti.
Insomma l’orizzonte di agibilità politica delle istituzioni rappresentative (che rappresentano il cuore della democrazia costituzionale), appena riaperto dalla sentenza della Corte costituzionale, verrebbe immediatamente chiuso ed il carattere oligarchico del sistema politico italiano definitivamente sigillato.
Naturalmente bisognerà attendere una bozza della nuova legge elettorale prima di esprimere un giudizio preciso, perché il diavolo è nei particolari, ma questa “profonda sintonia” fra i due capi politici è un segnale d’allarme che deve essere raccolto. Prima che sia troppo tardi.
Domenico Gallo
(20 gennaio 2014)

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