lunedì 13 ottobre 2014

Jobs act, un obbrobrio giuridico - Pierluigi Petrini

13 ottobre 2014 -  

Con il capitolo del Jobs Act prosegue, di spregio in spregio, la sistematica demolizione delle nostre istituzioni. L’ultima logica, affermata con spavalda superficialità, vuole che il gruppo parlamentare si asservisca, senza se e senza ma, alle deliberazioni della direzione del partito. Poco importa che quella discussione sia necessariamente generica, potendo al più definire indirizzi e strategie. Poco importa che sia improntata a rappresentare i rapporti di forza interni al partito e che manchi di reali approfondimenti tecnico-giuridici. Lì si discute, lì si decide! Anche dei testi di legge. L’iter parlamentare, la discussione in commissione, quella in aula, gli emendamenti, il voto articolo per articolo, il divieto al mandato imperativo sono solo stupidaggini costituzionali. Ogni osservazione diviene intralcio. Ogni dissenso, tradimento. La vera democrazia, secondo l’interpretazione renziana, è il voto di appartenenza e di fedeltà che i membri della direzione esprimono. E affinché nessuno dubiti che questa sia la nuova frontiera ecco giungere a suggello la richiesta del voto di fiducia sulla legge di delega legislativa.

L’Italia è un Paese per privilegiati e incompetenti.


Mentre Genova è sommersa dal fango e molti volontari lavorano incessantemente, per fare tornare alla normalità la città devastata, apprendere che il comune ha elargito premi di migliaia di euro ai geologi dipendenti comunali, per... Continua »

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