mercoledì 30 luglio 2014

La Costituzione strumento piegato al governo

EDITORIALE
           Povera Costi­tu­zione. Tra­sci­nata nel gorgo dei tec­ni­ci­smi par­la­men­tari, sbal­lot­tata tra dik­tat e for­za­ture isti­tu­zio­nali, ogni equi­li­brio viene scon­volto. La costi­tu­zione – si dice – viene scritta in tempi sobri per­ché possa valere quando si è ubria­chi. Ma qui tutti appa­iono alco­liz­zati, facendo venir meno il senso del pro­prio agire. Alcuni – si dice dalle parti del governo — sareb­bero addi­rit­tura degli allu­ci­nati. Ma come si può pen­sare di cam­biare una Costi­tu­zione in que­sto clima? Basta riat­ti­vare la memo­ria per ren­dersi conto dello scarto tra ciò che sarebbe neces­sa­rio e ciò che è.

Chiusi nella Gabbia del Nazareno

Corriere della Sera

30 luglio 2014 - Nessun Commento »

Massimo Franco

RenziBerlusconiBisogna chiedersi perché sia fallita la mediazione tentata con la sua lettera ai senatori della maggioranza da Matteo Renzi. Forse, una delle ragioni è che non appariva abbastanza credibile, e dunque si è sbriciolata nell’impatto con Palazzo Madama.D’altronde, l’apparente soluzione è stata offerta con una tale mole di riserve mentali, da apparire un’ennesima furbizia e non una novità e una garanzia. L’esito è lo stallo rissoso visto ieri in Senato, che riflette l’impotenza della politica. Ormai, più che al muro contro muro siamo alla variante deteriore del tutti contro tutti; e ad un punto interrogativo su riforme e futuro dell’Italia. Nessuno ha mostrato di volere davvero rinunciare a qualcosa: né Sel e Movimento 5 stelle, abbarbicati ai loro emendamenti strumentali come mezzi di sopravvivenza e di boicottaggio del governo; né palazzo Chigi, convinto o illuso di poter conseguire i suoi obiettivi limitandosi a cedere una manciata di giorni a partiti che parlano di difesa della Costituzione ma pensano anche a strappare un sistema elettorale meno punitivo per loro: la vera posta in gioco.

Il ruolo del cittadino come garante della democrazia. L’appello di uno studente

LeG Piacenza
30 luglio 2014 - 2 Commenti »
Giovanni Chiarini*
Costituzione_330pxLa “democrazia” secondo l’etimologia greca, deriva da “démos” (popolo) e “cràtos” (potere). Potere al popolo, quindi.  Ma cosa significa? Il popolo (cioè tutti)  ha potere quando lo ha su qualcun altro: chi? Ed ecco il cuore del concetto: democrazia è potere del popolo sul popolo. Qui nasce la trasmissione del potere del popolo verso il vertice del sistema democratico, ed è così che si attua il potere del governo sul popolo. Così il popolo è sia governante che governato. Ma attenzione: se nella trasmissione del potere i controllati si sottraggono al controllo dei controllori, il governo sul popolo rischia di non avere niente a che vedere con il governo del popolo.

Quella bagarre sulle riforme

la Repubblica
30 luglio 2014 - 4 Commenti »
Stefano Rodotà
rodotaStiamo vivendo il periodo forse più difficile e complicato della nostra storia politica e istituzionale. Giunge alla conclusione un tempo abusivamente chiamato “Seconda Repubblica”, e che altro non è stato se non una lunga transizione verso il nulla di un berlusconismo che ha dissolto società e cultura e di larghe intese che hanno certificato l’assenza di iniziativa e fantasia politica, sostituite con un assemblaggio di materiali ormai logori.
Ora l’avvento di Matteo Renzi e del suo governo, con il larghissimo consenso che lo ha accompagnato alla prima verifica pubblica, sembrano offrire un approdo stabile, o che viene percepito come tale, con un affidarsi così fiducioso alla sua persona e alle sue iniziative che presso taluni diviene liberazione dall’obbligo stesso di pensare. A questo balenare di una stabilità politica si è voluto accompagnare anche l’avvio, non irragionevole, di una stabilizzazione istituzionale. E proprio le proposte di riforma costituzionale e elettorale hanno occupato la scena, con tratti sempre più marcatamente conflittuali.
Osservo malinconicamente che siamo di fronte ad una occasione perduta. Dopo un’iniziale fiammata polemica, si era assistito ad un germogliare di riflessioni critiche che si trasformavano in proposte variamente interessanti, che avrebbero consentito di traghettare l’impresa di riforma al di là della contingenza e delle strumentalizzazioni, con risultati innovativi, mettendo a punto un modello nel quale le esigenze di rappresentanza e governabilità avrebbero potuto incontrarsi senza la pretesa di sopraffarsi reciprocamente.

Casson: no all’applicazione del “canguro”


Senato.it
30 luglio 2014 - 6 Commenti »
cassonSenato della Repubblica: dal resoconto della 294ª seduta pubblica di martedı` 29 luglio 2014, l’intervento di Felice Casson. “Signor Presidente, intervengo sull’ordine dei lavori. Prima della sospensione, tra le varie cose segnalate dalla senatrice De Petris, c’era un punto che aveva colpito la mia attenzione in particolar modo. Mi riferisco all’applicazione della normativa del cosiddetto canguro, in analogia con la normativa della Camera dei deputati. Mi pare di avere capito – se non ho capito faccio ammenda fin d’ora – che lei abbia fatto riferimento agli articoli 85 e 85-bis del Regolamento della Camera dei deputati per quanto concerne la possibilità di applicare per analogia la cosiddetta regola del canguro anche al Senato.
“……credo sarebbe utile leggere anche le norme, soprattutto per chi ha fatto il magistrato per una vita. L’articolo 85-bis del Regolamento della Camera, al quarto comma, recita: «Le disposizioni di cui all’ultimo periodo del comma 8 dell’articolo 85 non si applicano nella discussione dei progetti di legge costituzionali e di quelli di cui all’articolo (…)». Questa norma è chiarissima e non ha bisogno di interpretazione perché in claris non fit interpretatio. Mi chiedo come faccia il Presidente del Senato a non applicare una norma del genere. Mi permetto di dire che siamo di fronte ad una pessima conduzione dei lavori di questa Aula.

martedì 29 luglio 2014

Napolitano sostiene Renzi? Appoggiava pure Stalin…


Il Fatto Quotidiano
29 luglio 2014 -
Silvia Truzzi

Gherardo ColomboL’ostinazione con cui si vuole procedere – senza fare prigionieri, hic et nunc – sulle riforme, desta molti sospetti. Per l’intesa sulla quale si fondano, il famoso e ancor oggi ignoto Patto del Nazareno. Per l’inopportunità del momento, visto che a metter mano alla Carta è un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Consulta che in gennaio ha dichiarato incostituzionale il Porcellum. E poi per i contenuti rischiosi. Di tutto questo abbiamo parlato con Gherardo Colombo, ex pm di Mani pulite, oggi presidente di Garzanti e membro del cda Rai.
Dottor Colombo, perché questa fretta e perché
 questi toni ultimativi secondo lei?   

lunedì 28 luglio 2014

Da Taranto ferita un new deal per la sinistra

https://www.facebook.com/notes/nel-toscano/e-tempo-di-ripartire/10150391952124971

[foto Manna/PeaceLink]
di Antonia Battaglia
La politica che abbiamo visto in azione per le elezioni europee ha basato la campagna elettorale su una diffusa pochezza di programmi, sulla celebrazione dell’immagine del leader onnipotente e su una generalizzata mancanza di idee che, nemmeno in casi di crisi eclatanti come quella di Taranto, ha saputo generare proposte valide.

Al di là degli slogans anti-europeisti e delle rassicurazioni sul voler portare i problemi italiani in Europa (come se andare in Europa fosse la soluzione miracolosa per questioni che non si vogliono affrontare in casa), la mancanza di progetti è stata clamorosa. 

Caro Presidente, la “macchinazione” c’è


Lettera aperta al capo dello Stato
28 luglio 2014 - 2 Commenti »
05desk1f01-renzi-napolitanoCaro presidente Napolitano, ti scrivo ancora nella consapevolezza di non recarti eccessivo fastidio perché anche questa mia letterina, come la precedente, non ti raggiungerà o comunque non riuscirà a scalfire le tue certezze.
Anche io ho ormai qualche certezza. E la prima in assoluto è che stiamo vivendo giorni che passeranno alla storia: il governo, che impone al Parlamento una nuova Costituzione secondo un progetto nato fuori dal Parlamento sul quale forse saranno sentiti i cittadini, ma solo dopo perché esso non ha mai fatto parte di un programma elettorale.
Un giorno i tuoi e i miei nipoti si chiederanno: ma voi da che parte eravate? Con chi stavate? Col partito unico renziano o con i dissidenti che chiedevano spazio e ascolto?

sabato 26 luglio 2014

Renzi, Napolitano, Berlusconi: perché il nuovo sultanato ha tanta fretta di cambiare la Costituzione?


Di Claudio Forleo | 25.07.2014 11:47 CEST
La decisione del governo di contingentare i tempi della discussione sulla riforma della Costituzione (la "tagliola" fissa paletti temporali per gli interventi di ogni gruppo parlamentare, mentre la "ghigliottina" impone l'immediato passaggio al voto finale, senza tenere conto di ulteriori emendamenti e interventi) rientra all'interno di uno schema che il governo ha seguito fin dall'inizio. Non c'è margine di discussione, questa è la riforma, bene se vi sta bene, altrimenti fatti vostri.
Reuters
Da sinistra, Silvio Berlusconi, Giorgio Napolitano e Matteo Renzi
Della prima bozza presentata ormai quattro mesi fa, sono rimaste quasi inalterate la struttura portante e i principi fondamentali. E' cambiato il numero dei componenti del Senato, riducendo il peso delle nomine quirinalizie, la Commissione, blindata da Renzi con apposite sostituzioni, ha apportato discutibili modifiche su immunità e 'premierato forte'.

Controriforme: la misura è colma. Lettera ai segretari regionali e provinciali del Pd


di Domenico Gallo


Gravissima é la responsabilità del Pd per quel che sta succedendo. La tagliola al dibattito sulla riforma costituzionale é la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli elettori del Partito democratico non hanno mai dato alcun mandato a nessuno per demolire l'equilibrio dei poteri come delineato nella Costituzione repubblicana, al contrario nella stragrande maggioranza rispettano ed amano la Costituzione. In questo momento é necessario che si organizzino delle proteste e delle forme di pressione sul Partito democratico, specialmente in sede locale. Propongo uno schema di lettera ai segretari regionali e provinciali del Pd da inviarsi dai cittadini elettori per contestare le scelte del gruppo dirigente che si é impadronito del partito.

Al segretario Provinciale/Regionale del Pd

venerdì 25 luglio 2014

Riforme: altro che Quirinale, ritiriamoci sull’Aventino

Riforme: altro che Quirinale, ritiriamoci sull’Aventino

Norberto Bobbio, dieci anni dopo

di Angelo d’Orsi
Dieci anni sono trascorsi da quel 9 gennaio 2004, e mi è accaduto sovente di chiedermi, davanti agli eventi più clamorosi o solo particolarmente interessanti dell’attualità politica: che cosa avrebbe detto Bobbio? La sua voce si era spenta ancor prima della morte, soprattutto dopo la scomparsa di sua moglie Valeria Cova, nel 2001. Il vecchio Maestro aveva smesso di commentare i fatti della politica e della cultura, e si era ritirato in un silenzio quasi assoluto, anche se mai sdegnoso. Le ultime mie visite si svolgevano in un’atmosfera di sobria, composta mestizia, nella penombra del gigantesco appartamento di via Sacchi, vicino alla stazione di Porta Nuova, nella Torino che fu la sua città, dalla nascita avvenuta il 19 ottobre 1909. Ma le origini familiari erano mandrogne, ossia alessandrine, e nel cimitero di Rivalta Bormida fu sepolto, accompagnato da una piccola schiera di allievi, amici e familiari, dopo che una enorme, inattesa folla aveva fatto la fila per rendergli l’estremo saluto in una sala del Rettorato dell’Ateneo torinese.

Perché possiamo dirci gramsciani

di Pierfranco Pellizzetti

«Sono tuttora convinto che sia una follia
presentare Gramsci come un pensatore della
stessa levatura o addirittura superiore a Marx
o Lenin. Nella sua opera non vi è nessuna chiave
d’oro teorica che possa offrire la soluzione
alle nostre attuali difficoltà»[1]
Lucio Colletti

La Resistenza tradita

 di Domenico Gallo - 16 luglio 2014

Nella settimana appena iniziata si giocherà una partita decisiva per la Repubblica. Quel progetto di scompaginare l'architettura dei poteri come disegnata dai costituenti,  che è stato il chiodo fisso della grande riforma propugnata da Berlusconi, sfociata nella riforma della II parte della Costituzione che il popolo italiano ha bocciato con il referendum del 25/26 giugno del 2006,  sta per andare in porto con nuove forme e grazie ad un nuovo attore politico. Per quanto articolato diversamente, si tratta dello stesso progetto politico-istituzionale.

giovedì 24 luglio 2014

“L’ultimo atto di una lunga regressione politica”

Il Fatto Quotidiano
24 luglio 2014 - 1 Commento »
Silvia Truzzi
Azzariti

Due giorni dopo l’anatema “allucinatorio” del ministro Maria Elena Boschi, Gaetano Azzariti, professore di Diritto costituzionale alla Sapienza, non dà alcun segno di alterazione: “M’infastidisce molto che le obiezioni dei ‘professoroni’ non vengano mai prese in considerazione nel merito. C’è una strategia di delegittimazione di tutte le riflessioni critiche. Chi prova ad alzare la mano e obiettare, è liquidato come gufo, professorone, conservatore, o addirittura come allucinato. Ma come si fa a discutere di riforme costituzionali in questi termini? L’opinione pubblica dovrebbe essere messa nelle condizioni di capire e decidere. Non ha alcun senso porre i termini della questione come una contrapposizione tra bene e male. Questa logica è contraria ai principi liberali. Hans Kelsen – il più grande giurista del Novecento, il maggiore studioso del sistema parlamentare – ha detto che il Parlamento è il luogo del compromesso. Dove per compromesso s’intende un accordo che nasce dal confronto e dalla mediazione. Qui il punto è che non si cerca alcun compromesso, si vuol semplicemente fare una prova di forza, contrapporre una parte a un’altra.  

Corsini: la distorsione di un senato non eletto

Senato.it
24 luglio 2014 - 1 Commento »
Paolo Corsini *
  Signor Presidente, devo confessare che prendo la parola con una certa soggezione, perché non sono un giurista né un costituzionalista, e mi rendo conto della complessità e della delicatezza della materia. Quindi farò alcune premesse, forse più impegnative rispetto alla discussione sulla microfisica delle norme, e poi uno svolgimento.

La semina del presidenzialismo

Il Manifesto
24 luglio 2014
Norma Rangeri
05desk1f01-renzi-napolitanoMagari siamo già in un sistema pre­si­den­ziale per il ruolo poli­tico del Qui­ri­nale, cer­ta­mente sem­bra di vivere in un paese che ha eletto il capo del governo: o si votano le riforme o andiamo alle ele­zioni avverte Renzi, per­ché «tutti devono sapere che comun­que si vota, o le riforme o le ele­zioni anti­ci­pate» chiosa il pre­si­dente del par­tito demo­cra­tico. O le riforme o il voto è solo l’ultimo ricatto pro­pa­gan­di­stico di chi si rap­pre­senta come il padrone dell’Italia.
L’arroganza del per­so­nag­gio e la tor­sione auto­ri­ta­ria del suo pro­getto di revi­sione della Carta sono noti e ormai dif­fu­sa­mente rico­no­sciuti da una larga opi­nione pub­blica. E tut­ta­via va sot­to­li­neata la fun­zione ideo­lo­gica di que­sta esi­bi­zione di forza, di que­sto atteg­gia­mento oltran­zi­sta e ricat­ta­to­rio (dopo di me il diluvio).

Lo strapotere del capo del governo


24 luglio 2014

boschiLa ministra Maria Elena Boschi, esperta in diritto societario e madre costituente, nell’illustrare la riforma del Senato, ha affermato: “Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa è un’allucinazione e come tutte le allucinazioni non può essere smentita con la forza della ragione”. Ha poi suggellato il concetto con una scialba citazione di Fanfani: “In politica le bugie non pagano”. Gli allucinati bugiardi sarebbero i più illustri costituzionalisti italiani. Da Pace ad Azzariti, da Carlassare a Zagrebelsky, da Rodotà a Urbinati. Alcuni dei quali sono stati da lei auditi in commissione dove, con la forza della ragione, le hanno spiegato perché ritengono questa riforma un vulnus per la democrazia rappresentativa. Riproviamo con parole più semplici.

mercoledì 23 luglio 2014

Riforma Senato, Grasso al Quirinale, Calderoli e Finocchiaro tentano una mediazione: si prova a superare lo stallo

Pietro Salvatori Headshot

Pubblicato: Aggiornato:

Sono due i binari su cui la maggioranza sta provando in queste ore a muoversi per sbloccare l'impasse. Da un lato Pietro Grasso andrà nel tardo pomeriggio a riferire al Quirinale lo stato dell'arte dei lavori. Un incontro "illustrativo", lo definiscono dalla presidenza. Dopo le sferzanti parole di ieri di Giorgio Napolitano sulla necessità di proseguire sulla strada delle riforme, il Capo dello stato considera questo un tema cruciale. Ma oltre ad una relazione sullo stato dell'arte, altro non trapela, per paura di passi falsi che possano ulteriormente inceppare l'iter del ddl Boschi. Il segnale dell'attenzione del Colle ai lavori del Senato è tuttavia evidente. Così come è evidente la plastica vicinanza, in un passaggio così delicato, di Napolitano e dell'ex magistrato Antimafia.

Piccoli uomini avanzano!


Dovrebbe ormai essere noto ai più lo stato disastroso in cui versa il nostro Paese, la cui causa va senza dubbio cercata nelle scarsissime qualità di questa classe dirigente di destra, di sinistra e di centro, del nord e del sud del Paese,, di comuni, regioni e province, che tranne rarissimi casi, ha dato veramente il peggio del peggio di sè, portando il Paese dentro il baratro da cui non sappiamo se e quando e, soprattutto, quando uscirne e come uscirne.

I propositi della P2 di Gelli applicati alla perfezione.


Berlusconi trasformato in padre costituente, Verdini (forte del fresco rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta: fa curriculum) spacciato per Calamandrei. L'opposizione azzerata, l'arroganza venduta per competenza. Un'allegra accozzaglia di gggiovani tanto impreparati quanto pericolosi sta facendo scempio della Costituzione, col beneplacito di una stampa troppo spesso servile e di una classe politica troppo spesso impresentabile. Più che un rottamatore, il Pacioccone Mannaro Renzi è sempre più una sorta di sicario pingue della democrazia. La faccia è quella di Mister Bean, la ferocia è quella di Craxi (ma senza avere le qualità di Craxi). E milioni di italiani, magari gli stessi che gridavano "ecco i nuovi barbari!" quando qualcuno saliva sui tetti o diceva "culo" in piazza, paiono ora assai contenti della sempre più disinvolta deriva autoritaria: ignoranza, menefreghismo o masochismo? Comunque vada, buona catastrofe: Berlusconi sembrava il punto più basso della politica, ma gli italiani - quando vogliono - sanno scavare come nessuno.

martedì 22 luglio 2014

Quale modello di governo della società?

LeG Torino
21 luglio 2014 - 3 Commenti »
Francesco Pallante



costituzioneAstraendo momentaneamente dal dibattito in corso in Parlamento, il tema delle riforme costituzionali ci interroga su quale sia il modello di governo della società in astratto preferibile. Alla base, c’è il dilemma che grava sulle società pluraliste democratiche: la democrazia vuole che tutti possano decidere, secondo l’ideale dell’autogoverno; il pluralismo implica la compresenza di una molteplicità di posizioni, anche inconciliabili; le esigenze di governo richiedono che sia assunta una decisione. Come se ne esce?
Dal punto di vista teorico, si possono individuare due soluzioni opposte: la prima, ispirata all’idea che a decidere debba essere l’insieme più ampio possibile delle forze elettoralmente rilevanti (soluzione includente); la seconda, ispirata all’idea che a decidere debba essere la forza che nella competizione elettorale riesce a imporsi sulle altre (soluzione escludente).

giovedì 17 luglio 2014

Contro i ladri di democrazia, no al Parlamento dei nominati e all’uomo solo al comando

Il Fatto Quotidiano
17 luglio 2014 - 7 Commenti »
Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez e la redazione del Fatto Quotidiano



CaricheLe controriforme dell’Italicum e del Senato, concordate dal governo con Berlusconi consentono a un pugno di capi-partito di continuare a nominarsi i deputati, aboliscono l’elezione dei senatori ed espropriano i cittadini dei referendum (non più 500mila, ma 800mila firme) e delle leggi di iniziativa popolare (non più 50mila, ma 250mila firme). Chiediamo ai presidenti Napolitano, Grasso, Boldrini e Renzi di sostenere solo riforme che rispettino lo spirito dei Costituenti, per una vera democrazia partecipata.
Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez e la redazione del Fatto Quotidiano.Aderiscono anche Sandra BonsantiLorenza CarlassareStefano Rodotà e Salvatore Settis.
C’è già l’adesione di moltissimi soci e di membri direttivi di LeG. Chi vuole può firmare qui.
A:
Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica
Pietro Grasso, Presidente del Senato
Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati
Matteo Renzi, Presidente del Consiglio
Dite no al Parlamento dei nominati e alle riforme che limitano i referendum e uccidono la democrazia partecipataLE CONTRORIFORME dell’Italicum e del Senato delle Autonomie, concordate dal governo con il pregiudicato Silvio Berlusconi e il plurimputato Denis Verdini:

Dite no al Parlamento dei nominati e alle riforme che limitano i referendum e uccidono la democrazia partecipata


LE CONTRORIFORME dell'Italicum e del Senato delle Autonomie, concordate dal governo con il pregiudicato Silvio Berlusconi e il plurimputato Denis Verdini:

La Costituzione come statuto di una maggioranza

Il Manifesto
17 luglio 2014 - 4 Commenti »
Massimo Villone
Berlusconi-renzi


Una valanga di 7000 emen­da­menti può sem­brare un osta­colo insor­mon­ta­bile per la riforma Renzi-Boschi. Ma è un’illusione. Rego­la­mento e prassi cono­scono raf­fi­nate tec­ni­che anti-ostruzionistiche. Per le regole in atto, un ostru­zio­ni­smo di mino­ranza che bloc­chi l’assemblea non è pos­si­bile. Siamo di fronte a qual­che giorno di lavoro par­la­men­tare, niente che non si possa gestire accor­ciando (di poco) le vacanze. A meno che la mag­gio­ranza rifor­ma­trice non si dis­solva. Per que­sto è deci­siva la tenuta del patto Renzi-Berlusconi, difeso dai due sti­pu­lanti a spada tratta, accada quel che accada.

Riforme: Chiti, si scherza con futuro del Paese

ANSA
16 luglio 2014 - 3 Commenti »
“L’ombra è quella di un presidente eletto senza i contrappesi forti” di un Senato eletto dai cittadini, “quella di un modello regionale che diventa nazionale. Mi meraviglia che il ministro” Boschi “lo sostenga in una intervista all’Avvenire. Ci si rende conto di quel che si fa o si scherza con il futuro della nostra Italia e del nostro Paese?”. Lo afferma il senatore del Pd Vannino Chiti intervenendo in Aula sulle riforme.

lunedì 14 luglio 2014

In aula la grande Mortificazione

La "riforma" del Senato
14 luglio 2014 - 2 Commenti »


18desk1f01-senato-emiciclo3Sta arrivando in aula l’abolizione del Senato della Repubblica secondo una legge che viene imposta dal governo alla sua maggioranza, nell’ambito di un patto firmato con il maggior partito dell’opposizione.
Nulla di tutto questo è stato offerto agli italiani come materia programmatica su cui esprimere un voto in una elezione politica.
Ma proprio questo non conta nella visione del premier, poco disposto ad ascoltare obiezioni e preoccupazioni. Come un ragazzo a cui si chiede di rinunciare a un giocattolo a cui è molto affezionato.
Pazienza se “dopo” la democrazia sarà ancora più fragile di quanto lo sia già oggi: Renzi dice che è una grande “occasione” e che il Paese (quale Paese?) non può permettersi il lusso di perderla.
Il dibattito sulla “riforma” si è caratterizzato dal silenzio sulle proposte alternative, rotto soltanto da gesti estremi di oppositori, comunque derisi e alla fine messi a tacere con censura e violenti interventi di sostituzioni al momento del voto in commissione.

Zagrebelsky: “Sulle riforme il governo strozza il dibattito chiedendo la fiducia”

Secondo il presidente emerito della Corte costituzionale in una poposta inviata al ministro Maria Elena Boschi, "è comprensibile voler abolire il bicameralismo". Ma avverte: "Così il Senato sarà non elettivo e la Camera sottomessa al governo"

Gustavo Zagrebelsky