martedì 24 giugno 2014

Dal discorso che Piero Calamandrei pronunciò nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955


.... La costituzione, vedete,  è  l’affermazione  scritta  in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli,  ma  è  l’affermazione solenne della solidarietà sociale,  della solidarietà umana,della sorte comune, che se va   a   fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’  la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi    della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946,  questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e  politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli  incendi.  Ricordo  - io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata  e lieta perché avevano la sensazione di avere ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi  del proprio Paese, del nostro Paese, della nostra Patria, della nostra terra, disporre di noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro Paese. Quindi, voi  giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come  cosa vostra, metterci dentro  il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete – io ho poco altro da dirvi- in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a  sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando leggo nell’art. 2 “ l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica  e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11 , “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”,   la patria italiana in mezzo alle altre patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour;  quando io leggo , nell’art. 5, “la Repubblica una ed indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo ; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate, “ l’ordinamento delle forze armate si uniforma allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, l’art. 27, “ non è ammessa la pena di  morte, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento,   morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita   perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no,  non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì   o giovani,  col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione.”  

Nessun commento: