martedì 4 marzo 2014

Riforme: Grasso, farle senza tradire Paese e cittadini

4 marzo 2014 - 1 Commento »
procuratore grasso(ANSA) – ROMA, 4 MAR – “Se il processo di riforma che ci apprestiamo ad avviare in Parlamento fosse guidato dall’intento di compiacere superficialmente l’opinione pubblica senza affrontare i problemi in chiave organica, si consumerebbe un tradimento del Paese e dei cittadini”.

Lo afferma il presidente del Senato, Pietro Grasso, nel suo intervento al convegno ‘La grande riforma: un atto mancato’ a palazzo Giustiniani, dedicato al messaggio alle Camere del 1991 del presidente Francesco Cossiga.
“La società di oggi è più complessa rispetto a quella della metà del secolo scorso, e solo un sistema bicamerale può garantire un efficiente governo della complessità. Le esperienze dei maggiori Paesi, europei e non solo, lo testimoniano”.
“Oggi più che nel 1991 – sostiene il presidente del Senato citando passi del messaggio di Cossiga, un trattato di 80 pagine che stupì il Parlamento e in cui si anticipavano tutti i temi che hanno caratterizzato per anni il dibattito sulle riforme – c’è una forte domanda di cambiamento da parte dei cittadini: questa domanda deve essere ascoltata e soddisfatta nella sostanza di ciò che chiede”.
“Non possiamo sapere cosa sarebbe successo se il Parlamento avesse dato corso alle riforme auspicate, o comunque se avesse posto le basi per avviare, nell’XI legislatura, una reale fase costituente, come auspicato da Francesco Cossiga nella consapevolezza che il tempo a disposizione fosse ormai poco, pochissimo: di sicuro l’urgenza di allora non è venuta meno. Anzi: si è aggravata”.
“Gli ultimi ventitrè anni costellati di nuovi, ripetuti e falliti tentativi di rivedere in profondità l’assetto delle nostre istituzioni – sostiene Grasso – non hanno potuto che accrescere questa urgenza. Se il sistema non è più rispondente alle esigenze di oggi, così come non lo era già nel 1991 e ancor prima di allora, è perché il cammino di questi anni è costellato di occasioni mancate”.
La revisione del bicameralismo, oggetto di dibattito già dai primi tempi della Repubblica, “è oggi volontà condivisa. La riduzione dei costi dell’intera macchina dello Stato è – spiega il presidente del Senato – un obiettivo da perseguire con coerenza e determinazione: non si può però ripensare il bicameralismo solo con la calcolatrice alla mano. Al Paese servono istituzioni efficienti: queste, poi, devono anche contenere i costi di funzionamento. Dico questo perché anche nell’ipotesi di scuola in cui avesse un bilancio pari a zero, un’istituzione che non riesce ad ottenere gli obiettivi prefissati e a garantire rapidità di intervento rappresenterebbe comunque un freno rilevante per il Paese”.
“In un momento storico in cui le duplicazioni e gli sprechi non possono essere più tollerati, ogni istituzione, deve avere una sempre maggiore legittimazione popolare. Tale legittimazione – puntualizza Grasso – deve trasparire innanzitutto dalle funzioni dell’organo assembleare, e in base a queste dalla definizione della sua composizione. Occorre trovare un nuovo equilibrio, ferma restando la necessità di una significativa riduzione del numero dei parlamentari. Se, da un lato, si intende attribuire alla Camera, in via esclusiva, il rapporto fiduciario con l’esecutivo, dall’altro il Senato, libero dalle implicazioni di tale rapporto, potrebbe esercitare, sempre in via esclusiva, le funzioni del Parlamento inerenti il rapporto con le autonomie territoriali, lo svolgimento della funzione di controllo, comprese le commissioni d’inchiesta, le nomine, i rapporti con il Parlamento europeo. Una volta identificati gli ambiti di competenza tra le due Camere, sarà più agevole rivedere il procedimento legislativo, sia nei modi sia nei tempi, garantendo le dovute corsie preferenziali ai disegni di legge di iniziativa governativa, ponendo così un limite all’irrefrenabile dilagare della decretazione d’urgenza.

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