Politica —Daniela Preziosi,
Riequilibrio di genere. La
femminista Alessandra Bocchetti: brave, sul riequilibrio di genere è
stata una battaglia vera, non finisce qua. «Serve un’opinione pubblica
femminile che guardi alle elette, anche giudicandole. È il tempo del
patriarcato dei fratelli, può avvenire di tutto perché si è fra pari».
«Ho votato Matteo, ma stavolta ha ceduto a Berlusconi»
Non sarebbe stata una camicia di forza, una scelta troppo normativa?
60 e 40 sono quote. 50 no. Ma certo, una mediazione ci poteva stare. Invece no anche alla mediazione.
Si sapeva, e anche che avrebbero chiesto il voto segreto. Per
ottenerlo bastavano 30 deputati, e invece l’hanno chiesto in 46,
tanta era la paura.
Renzi giura che assicurerà l’alternananza
uomo-donna nelle liste del Pd. Ma non introdurla per legge cos’è: un
arretramento, un disvelamento?
Sicuramente è un cedimento a Berlusconi. Il fatto stesso che
Renzi non riesca a farla passare dimostra che sta sotto il tacco di
Berlusconi. È stato una perdita per tutti, per le donne e per Renzi.
Le donne del Pd si sono rivoltate. La vicenda si riaprirà al senato?
La cosa non finisce qua, è sicuro. La lotta di queste donne insieme
ad altre mi è piaciuta molto. Mi ha sorpreso, lo dico con affetto,
perché per la prima volta in un’istituzione si è vista una lotta fra
gli interessi delle donne e quelli degli uomini. Poi ci sono anche gli
alleati delle donne, sempre troppo pochi. Abbiamo assistito a un
processo di verità: gli uomini vogliono i voti delle donne, non le
donne in parlamento. E fanno di tutto. Anche la furbata di mettere
due uomini consecutivi in lista è fatta apposta per far fuori
le donne.
Lei ha scritto: «Un governo senza donne oggi è impensabile». Ma dev’essere la legge a imporlo?
Intanto è un altro guadagno del femminismo nel senso comune.
Oggi in Europa non si dà governo che si presenti senza donne. E da cosa
dipende? Dalla forza delle donne. Fosse per i partiti, ne farebbero
a meno.
Non è la politica screditata che chiama le donne per ripulirsi la faccia?
No, neanche se stesse affogando.
Come giudica gli uomini che hanno votato no senza dichiararlo?
Non ci hanno messo la faccia. Un tempo c’era il
padre che faceva ordine, e se ti assegnava un posto te lo rispettava.
Adesso invece viviamo il patriarcato dei fratelli, dove gli uomini
hanno ancora molto potere. Ma tra fratelli tutto è possibile.
Tradimenti, sgambetti, non verità. Nonostante la fratellanza sia
considerata sentimento rivoluzionario, le donne sanno, perché
vivono nella vita pratica, che quello fra i fratelli è un rapporto
pericoloso. Può venire anche a mancare il rispetto: perché si
è pari.
E poi c’è la relazione fra elette e elettrici,
sempre complicata. Secondo lei l’opinione pubblica ha sostenuto la
battaglia delle deputate?
Questa è una nota dolente. Io lamento la mancanza di un’opinione
pubblica femminile forte, capace di appoggiare le donne, ma anche
e soprattutto di sanzionarle. Le donne in parlamento potrebbero
comportarsi meno neutralmente se sentissero un’opinione pubblica
che le guarda, che non le abbandona. E invece il distacco fra le
politiche e le donne ’fuori’, nella società, c’è. La maggior parte
delle donne sono elette per la forza delle donne. Ma le donne vengono
messe lì da un partito, e un partito ha bisogno di fedeltà. E spesso
succede che le donne rispondano all’ultima mediazione, quella del
partito, e non alla prima, la più forte, quella delle donne. Questo
è un problema da affrontare. Ma lo si risolve creando una forte
opinione pubblica femminile.
Ma come? Sono poche le donne, fuori dal parlamento, che si sono fatte sentire sulla questione elettorale.
Questa scarsità c’è. Nel privato le donne sono pronte a giudicare le altre, ma evitano di metterci la faccia.
Evitare di attaccare un’altra donna non è un’abitudine, forse persino una sorta di disciplina femminista?
No, è un luogo comune. O comunque è un errore. Non siamo un
tutt’uno, le donne vanno anche giudicate. Ma è vero che quando una
donna sente parlare un’altra donna importante, o con una forte
esposizione, il suo primo impulso non è conoscere, ascoltare, ma
identificarsi. Che sia all’assemblea dell’Onu o a una trasmissione
politica, in quel momento rappresenta anche lei, e le donne in un
certo senso. E se sbaglia, è un dolore per ciascuna e per tutte. È un
grave errore, che nasce — non lo giustifico ma lo spiego — dal fatto,
che abbiamo avuto una storia pesante. È un fenomeno che riguarda
i gruppi sociali che ne hanno passate tante, gli ebrei, gli schiavi,
i neri. Succede, è indubbio, ma va superato. Perché le donne sono
tante e differenti. Superare questa storia non è facile ma è il
cammino della libertà. Per questo parlo di presenza in politica
e non di rappresentanza.Gli uomini non rappresentano ’gli uomini’. Per le donne invece si crea una deriva di senso. È chiaro che quella battaglia alla camera ci faceva piacere, e molte di noi si sono sentite un po’, rappresentate. So bene che le deputate lottavano per sé, perché altrimenti molte al prossimo giro non saranno elette. Ma era la situazione ideale di quando una donna lotta per sé e lotta per tutte.
E quindi se oggi nascesse un partito separatista, non avrebbe la possibilità di candidare solo donne.
Bonne chance, ma un partito di sole donne dal mio punto di
vista è sbagliato. Comunque è fuori dalla legge. Le pari
opportunità, la risposta delle istituzioni al femminismo, che
non ha dato grandi risultati, le abbiamo fatte noi.
Proprio lei, una storica separatista?
Io sono ancora molto separatista, mi piace lavorare con le donne
e anche nella separatezza. Le riflessioni delle donne senza gli
uomini sono più libere, e pure più simpatiche. Ma la politica serve
per governare questa società e la società la debbono governare
uomini e donne insieme. E vorrei aggiungere un’altra riflessione.
Prego.
A Montecitorio le donne sono più del 30 per cento. La quantità
ha fatto massa critica, ha fatto la differenza. Per questo dico ’50
e 50’: la battaglia della camera, anche persa, è stata la prova che
più donne ci sono, più sono libere e capaci di reagire. La massa
critica ti autorizza. In un mondo degli uomini tu non sei
autorizzata, al più trasgredisci.
Agli italiani e alle italiane, dicono i sondaggi, questa idea del riequilibrio per legge piace poco. Anzi, importa poco.
In teoria sarà anche così. In pratica di una società squilibrata si pagano le conseguenze tutti i giorni.
Dicono le grilline: ’alle donne serve il welfare, non il riequilibrio per legge’.
Alle donne serve il welfare, vero. Questo paese è tenuto in piedi
dalle donne, la famiglia, il risparmio che regge le banche lo fanno
le donne. Alle donne serve tutto. Perché mettere le cose in
contrasto? E poi chi legifera sullo stato sociale? In un parlamento
di uomini è la prima cosa che tagliano. Con più donne sarebbe più
difficile.
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