giovedì 6 marzo 2014

Italicum, Napolitano: “Nessun intervento, promulgherò dopo attento esame”

di  | 6 marzo 2014
Italicum, Napolitano: “Nessun intervento, promulgherò dopo attento esame”
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, auspica “la conclusione positiva su basi diadeguato consenso parlamentare” dell’iter della legge elettorale, ma in questa fase “è fuorviante” chiedergli “in nome di presunte incostituzionalità di pronunciarsi o ‘intervenire’ sulla materia”. Infatti non ha “altro ruolo da svolgere che quello della promulgazione – previo attento esame – del testo definitivamente approvato dalle Camere”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dal Quirinale.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, auspica “la conclusione positiva su basi diadeguato consenso parlamentare” dell’iter della legge elettorale, ma in questa fase “è fuorviante” chiedergli “in nome di presunte incostituzionalità di pronunciarsi o ‘intervenire’ sulla materia”. Infatti non ha “altro ruolo da svolgere che quello della promulgazione – previo attento esame – del testo definitivamente approvato dalle Camere”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dal Quirinale.
 “Fin dalla prima sentenza (2008) in cui la Corte Costituzionale sollevò dubbi sulla legittimità costituzionale della legge elettorale del 2005, il Capo dello Stato – ricorda il comunicato – sollecitò doverosamente le forze parlamentari a procedere ad una revisione, e ricevette risposte largamente affermative, che non si sono però tradotte in decisioni legislative fino alla decisiva pronuncia della Consulta che con la sentenza n. 1 del 2014 ha annullato alcune fondamentali disposizioni della legge elettorale rimasta vigente”. “Essendosi finalmente messo in moto alla Camera dei deputati un iter di revisione di detta legge – conclude la nota – il Presidente della Repubblica non può che auspicarne la conclusione positiva su basi di adeguato consenso parlamentare”.
Nel frattempo l’Aula della Camera sarà impegnata nell’esame della legge elettorale fino a mezzanotte, dopodiché i lavori verranno aggiornati a lunedì. La decisione è stata presa a maggioranza in conferenza dei capigruppo a Montecitorio con il parere contrario del Pd. La richiesta di far interrompere i lavori parlamentari è stata avanzata dal gruppo Fratelli d’Italia per celebrare il proprio congresso. Il Pd – viene evidenziato – durante la conferenza dei capigruppo ha chiesto con insistenza che si lavorasse almeno domani. In tutto restano 18 ore per la discussione. Comunque alle 20, questa sera, ci sarà una nuova conferenza dei capigruppo.
Parità di genere, tutti la vogliono. Nessuno la vota
Intanto prosegue il balletto sulla parità di genere, norma che tutti vogliono (ci sono decine di dichiarazioni affidate alle agenzie di stampa, da destra a sinistra) ma i cui emendamenti sono tutti ancora accantonati. Tanto che le deputate di vari gruppi sono dovuti andare in preghiera dalla presidente della Camera Laura Boldrini, mentre le deputate del Pd stanno raccogliendo firme trasversali fra i banchi di Montecitorio per una lettera appello al presidente del Consiglio Matteo RenziIn particolare si chiede che il Governo dia parere favorevole agli emendamenti presentati, in particolare a quello bipartisan firmato da parlamentari di tutti i gruppi tranne Lega e M5s. ”Faccio appello a tutte le forze politiche, a deputati e deputate – dichiara la Boldrini – perché prevalga il senso di responsabilità e le richieste avanzate in questo senso vengano prese in considerazione. Il rispetto della parità di genere è una causa che riguarda tutti e che si deve tradurre in azioni concrete. Anche così si mette in atto il cambiamento”. Per blindare gli emendamenti Sel chiederà il voto palese”: “Consente un’opinione libera e il voto palese serve ad assumersi la responsabilità del proprio voto” spiega Titti Di SalvoAl momento, l’assemblea ha votato 12 emendamenti e da questa mattina tutte le votazioni vengono svolte a scrutinio segreto, così come chiesto dal capogruppo di Sel Gennaro Migliore.
Maggioranza ancora più giù. Fi: “Se non ci fossimo noi…”
Tra gli emendamenti bocciati anche quelli che abbassa le soglie per ottenere i seggi (da 12 al 10% per le coalizioni; da 4,5 a 3% lo sbarramento per i partiti coalizzati e dall’8 al 5% la soglia per i partiti extracoalizione). E’ stato proprio in questa occasione che i partiti che in teoria sono a sostegno dell’Italicum hanno raccolto solo 292 voti, a fronte dei 461 di cui sulla carta disporrebbero. L’opposizione ha raggiunto quota 292 voti favorevoli. In totale i votanti erano 529, in aumento rispetto alla votazione precedente. Già nei giorni scorsi i segnali non erano stati positivi: alla maggioranza allargata a Forza Italia erano mancati in media almeno 100 voti.

Sì a norma “pro Forza Sud”
Tra gli emendamenti la Camera ha approvato una norma – proposta da Massimo Parisi (Forza Italia, vicino a Denis Verdini) – che fa da filtro alle liste civetta, ma che favorisce invece il progetto di Forza Sud, vale a dire una eventuale formazione collegata a Forza Italia che si presenterebbe solo in alcune Regioni del Mezzogiorno presentando candidati capaci di raccogliere molti voti. Il testo varato dalla Commissione prevedeva che ai fini del conteggio dei voti di una coalizione, fossero escluse le liste che non si presentavano in “almeno un quarto dei collegi plurinominali”, proprio per escludere le piccole liste localistiche con funzioni di civetta. Ma questa soluzione escludeva a priori i partiti a carattere regionale, come il Partito Sardo d’Azione, i cui elettori, ha spiegato Parisi, “sarebbero stati sicuri che i loro voti non sarebbero valsi a nulla ai fini del computo della percentuale della coalizione”. L’emendamento Parisi ammette invece anche i partiti che i presentano in meno di un quarto dei collegi, purché superino la soglia nazionale del 4,5% che poi consente il riparto dei seggi. Questa soluzione, quindi, taglia ancora fuori le liste localistiche o civetta, ma dà buone chance a partiti territorialmente limitati ma localmente forti. Non si tratta tanto della Lega Nord, che comunque da anni presenta liste in più di un quarto dei collegi (in tutto il centro-nord), bensì appunto di una eventuale Forza Sud. Questo progetto, nell’ottica di un forte rinnovamento delle candidature di Forza Italia, raccoglierebbe tutti i candidati delle Regioni meridionali (CampaniaSiciliaPuglia e Calabria) con una forte capacità di raccolta di voti sul territorio. In questo modo l’offerta politica del centrodestra sarebbe diversificata, rivolgendosi agli elettori giovani con Forza Italia e a quelli tradizionali con Forza Sud.

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