lunedì 30 dicembre 2013

Istat, nel 2013 diminuiscono i contratti a tempo indeterminato: l’assunzione ormai un miraggio


Il rapporto sulla coesione sociale: «In situazione di povertà relativa ormai il 12,7% delle famiglie, i valori più alti dal 1997»

(Imagoeconomica)(Imagoeconomica)Non era necessaria la conferma, ma se qualcuno l’aspettava, oggi è arrivata firmata dall’Istat: il numero medio di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nel 2013 è diminuito rispetto all’anno precedente (-1,3%) attestandosi a quota 10.352.343. È quanto emerge dal Rapporto sulla coesione sociale 2013 dell’Istat che conferma quanto ormai il posto fisso sia sempre più un miraggio.
I GIOVANI - Soprattutto per i giovani: il fenomeno ha riguardato infatti gli under 30, diminuiti del 9,4%. Nel periodo 2010-2013 il peso dei giovani rispetto al complesso dei lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato è passato dal 16,8% al 14,0%. Ma non solo. Il rapporto sulla coesione sociale svela anche che in Italia la povertà relativa è ormai ai massimi storici: «nel 2012 — fa sapere l’Istat — si trova in condizione di povertà relativa il 12,7% delle famiglie residenti in Italia e il 15,8% degli individui. Si tratta dei valori più alti dal 1997, anno di inizio della serie storica». I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%).
I POVERI - La povertà assoluta colpisce invece il 6,8% delle famiglie e l’8% degli individui. Un dato raddoppiato dal 2005 e triplicato nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). A conferma di ciò il rapporto evidenzia che, sempre l’anno scorso, la retribuzione mensile netta è stata di 1.304 euro per i lavoratori italiani e di 968 euro per gli stranieri. Rispetto al 2011, il salario netto mensile è rimasto quasi stabile per gli italiani (4 euro in più) mentre risulta in calo di 18 euro per gli stranieri, il valore più basso dal 2008. Quasi un pensionato su due (46,3%) secondo l’istituto di statistica, ha un reddito da pensione inferiore a mille euro, il 38,6% ne percepisce uno fra mille e duemila euro, solo il 15,1% dei pensionati ha un reddito superiore a duemila euro.
I PENSIONATI - Dal 2010 al 2012 il numero di pensionati è diminuito mediamente dello 0,68%, mentre l’importo annuo medio è aumentato del 5,4%. A fronte di tutto ciò il rapporto rileva che il tasso di disoccupazione nel 2012 ha raggiunto il 10,7%, con un incremento di 2,3 punti percentuali rispetto al 2011 (4 punti percentuali in più rispetto al 2008). Il tasso di disoccupazione giovanile ha superato il 35%, con un balzo in avanti rispetto al 2011 di oltre 6 punti percentuali (14 punti dal 2008). Non mancano i segnali di fiducia come quello delle imprese che sale ancora a dicembre attestandosi al massimo da luglio 2012. In particolare, l’indice calcolato dall’Istat si attesta a 83,6 da 83,4 di novembre. L’andamento dell’indice complessivo, spiega l’istituto, rispecchia «un miglioramento significativo della fiducia tra le imprese del settore delle costruzioni, una crescita lieve per le imprese manifatturiere e dei servizi di mercato, mentre risulta stazionaria la fiducia delle imprese del commercio al dettaglio».

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