4 settembre 2013 alle ore 15.30
Il
mio cane, che è saggio e anziano, a un passo dalla rottamazione, è
diventato renziano ieri sera. Me l’ha comunicato con una piccola
conferenza stampa davanti alla sua ciotola, in cucina. Sempre in
cucina, anche il frigorifero – bersaniano di ferro fino a ieri – si è
schierato con Renzi, stringendo un patto con il forno a microonde, il
quale – tecnologicamente più avanzato – ha fatto l’elogio di Tony
Blair, Jovanotti, Fonzie, Ufo Robot, magnificando gli anni 80 e
concludendo che, siccome serve innovazione, lui sta con Renzi. Dario
Franceschini, altro utile elettrodomestico del Pd, ha fatto il suo
endorsement pro-Renzi sconvolgendo un po’ tutti. Essendo stato
mariniano, poi dalemiano, poi veltroniano, poi bersaniano e poi
lettiano, non gli sembra vero di salire sul carro di uno che potrebbe
anche vincere. Probabilmente gli sembra l’unico modo possibile di
rimanere franceschiniano. La mia macchina, docile in pianura e persino
veloce, si è impuntata alla prima salita dicendo che o si sale con Renzi
o si resta per sempre in pianura, qui, nella palude. Beppe Fioroni,
che di Renzi ha detto peste e corna fino all’altro ieri, è diventato
renziano nel corso di una toccante cerimonia: accortosi che i fioroniani
non esistono ha deciso di fare inversione a U e ora appoggia il
sindaco, anzi dice che ha
già vinto e che è praticamente il candidato unico al congresso.
Possiedo uno smartphone di lusso che ieri sera si è acceso da solo e mi
ha comunicato che lui sta con Renzi, perbacco, poi ha declamato brani
di Baricco per un’ora, finché avevo i nervi come corde di violino.
Veltroni è da tempo schierato con Renzi e si porta dietro il piccolo
esercito dei veltroniani, parlandone da vivi. Fassino, una giovane
promessa del Pd, si schiera con Renzi senza se e senza ma, dicendo che è
il suo momento. Dall’insalatona
greca che ho messo insieme con tanto amore per non abbandonare l’idea
dell’estate, è saltata fuori un’oliva nera che mi ha fatto capire che
sta con Renzi, e che anche i pomodori sono quasi tutti convinti di fare
questo salto per il bene del paese e del partito. Fanno qualche
resistenza le cipolle, ancorate a vecchi schemi, ma presto aderiranno
anche loro al nuovo corso. Mi è passata la fame. Massimo D’Alema,
invece, resta contrario ma non ostile, continua a sostenere Gianni
Cuperlo perché pensa che essere uno dei pochi in una buona minoranza
dialogante sia meglio che essere
uno dei tanti in una maggioranza pressoché unanime, che sarebbe poi la
sindrome morettiana del “mi si nota di più se sto con Renzi, se sto
contro, o se sto contro e me ne sto in un angolino…”. In tutta la casa,
solo un’antica cassapanca e un orribile centrino all’uncinetto dono di
una vecchia zia sono rimasti bersaniani, ma la loro voce è flebile e
incerta. Dunque,
sembra evidente che Matteo Renzi sarà il nuovo segretario del Pd
perché finalmente tutti i rottamandi si decidono a passare dalla parte
del rottamatore nella speranza di non essere più rottamati. Bisogna
dare atto al giovane Renzi che ultimamente dice meno scemenze, che cita
un po’ meno Tony Blair – uno che ha fatto alla sinistra quello che
Barbablù faceva alle mogli – Mazinga, Mary Poppins e altri talenti
della politica. Ora che tutti quelli che voleva rottamare fanno il tifo
per lui, probabilmente, dovrà cercarsi un lavoro, tipo il segretario
del Pd e magari il candidato premier, una faccenda dinamica e moderna
che sancisce il trionfo di tutta l’area ex-democristiana del partito.
Innovazione, insomma, mica pippe. @AlRobecchi
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