martedì 18 giugno 2013

Discussione semiseria sul semipresidenzialismo

Per modificare la Costituzione è richiesto il consenso della maggioranza qualificata dei deputati e dei senatori. Ci sarà pure un motivo se questa maggioranza finora non si è raggiunta. Così come ci sarà stato un motivo se nel referendum confermativo del 25 e 26 giugno 2006 oltre 15 milioni e 470 mila italiani risposero “No” alla riforma costituzionale allora approvata da una maggioranza parlamentare di centro-destra. Invero il riformismo costituzionale ha già dato qualche prova di sé, ad esempio con il rafforzamento dell’esecutivo nella dimensione regionale. Ciò è servito a riportare i conti pubblici sotto controllo e a garantire buona amministrazione? Difficilmente un osservatore spassionato darebbe una risposta positiva. In particolare, nella Regione più antica, la Sicilia, non c’erano mai state conclusioni anticipate delle legislature dell’Assemblea regionale siciliana prima delle modifiche dello Statuto introdotte con legge costituzionale n. 2 del gennaio 2001. Da quando il Presidente della Regione è eletto a suffragio universale diretto, già due volte si è dovuto anticipare il voto regionale. Dietro l’impudenza dei decisionisti soffia uno spiritello autoritario, che ci fa rabbrividire. L’obiettivo dichiarato è quello di porre fine alle chiacchiere ed assicurare una salda posizione di comando all’uomo (o alla donna) del destino. Con la legge elettorale vigente hanno già cercato di risolvere metà del problema: indebolire e delegittimare il Parlamento, asservendolo al Governo attraverso il meccanismo del premio di maggioranza. Ora si tratterebbe di completare il disegno autoritario: stabilire un Governo fortissimo, legittimato direttamente dal voto popolare; mantenendo contestualmente — in nome della governabilità, s’intende — nella legge elettorale meccanismi che garantiscano maggioranze parlamentari conformi all’indirizzo politico del Presidente. In fondo, è l’uovo di Colombo. Dare tutto il potere ad un Dominus; non importa chi sia (ovviamente per qualcuno, nell’immediatezza, meno male che Silvio c’è). Questo Dominus potrebbe anche essere a servizio di più forti poteri esterni, i quali preferiscono che la sovranità nazionale italiana si riduca ad un simulacro. Di fronte a questa prospettiva di luminoso avvenire, possono temere e risentirsi soltanto quei conservatori che, come noi, ancora ragionino di quisquilie come gli equilibri istituzionali fra i diversi poteri, i pesi e i contrappesi, eccetera. Siamo tanto ottusamente conservatori da prendere sul serio persino il vecchissimo Montesquieu e la sua bizzarra teoria della separazione fra i poteri. Che pure gli Stati Uniti d’America continuano ad applicare, equilibrando i poteri del Presidente con i poteri del Congresso. Ma i nostri giuristi e costituzionalisti, si sa, possono fare molto meglio della Francia e degli Stati Uniti.
http://www.libertaegiustizia.it/2013/06/18/discussione-semiseria-sul-presidenzialismo/

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