29 dicembre 2013 alle ore 10.31

  NELLE BOZZE DELLA MAGGIORANZA, ARRESTI PIÙ DIFFICILI PERFINO PER GLI ASSASSINI INCENSURATI E NIENTE PIÙ MANETTE A SORPRESA


        La maggioranza e il governo lavorano per riformare la giustizia, con un grave rischio: compromettere la sicurezza pubblica, allargando le garanzie per gli indagati, ancor di più se incensurati, e ostacolando le inchieste. Da una parte il prossimo 8 gennaio torna in aula il provvedimento, già licenziato dalla commissione Giustizia alla Camera, di cui è presidente Donatella Ferranti (Pd), sulla carcerazione preventiva. Dall’altra parte, la commissione ministeriale, guidata dal magistrato Giovanni Canzio, ha elaborato una bozza di riforma che potrebbe approdare ben presto in Consiglio dei ministri.    MA COME CAMBIERÀ il sistema giustizia nel nostro Paese? Fanno discutere in particolare le modifiche al Codice di procedura penale inserite nella   bozza governativa che riguardano la carcerazione preventiva. La prima attiene la collegialità del giudice per l’applicazione della misura cautelare. Mentre adesso a decidere se mandare in galera qualcuno è un solo gip, con la riforma saranno necessari addirittura tre giudici con conseguente soppressione del Tribunale del Riesame. E immaginiamo le difficoltà di personale e di incompatibilità dei tribunali più piccoli. Ma non è tutto.    In futuro, come prevederebbe la bozza della commissione ministeriale guidata da Canzio, l’indagato avrà anche diritto all’ascolto preventivo. Insomma, si ha il diritto a essere avvertiti nel momento in cui qualche pm chiede l’arresto prima che il collegio valuti la richiesta. Elemento questo su cui si mostra scettica la presidente della commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti: “Non ho letto il testo, stando alle notizie di stampa, con questa modifica si svuoterebbe di senso e di efficacia la   misura cautelare”. Anche in tema di colloqui le cose potrebbero cambiare: non ci saranno più limiti alle conversazioni tra l’arrestato e il difensore, salvo per chi è indagato per reati di mafia e terrorismo. Se ad oggi il divieto dei colloqui degli arrestati può protrarsi fino a cinque giorni, con la riforma tutto ciò non sarà più necessario. Di conseguenza i legali, potranno istruire bene i propri clienti sulla versione da fornire al magistrato. Ci sono anche altre novità, come quella che esclude dal giudizio abbreviato le parti civili, che potranno rappresentare le proprie posizioni al di fuori della sede penale. Ossia in quella civile, che di solito è molto dispendiosa. Inoltre, verrebbe depennato il diritto dell’imputato di presentare personalmente il ricorso in Cassazione e introdotta la possibilità di archiviare i reati meno gravi. Fin qui la bozza del governo. Ma l'8 gennaio sarà in aula anche un altro provvedimento, pesantemente osteggiato   dall’Associazione nazionale delle toghe. È il disegno di legge che riforma la custodia cautelare. Uno il punto contestato: un giudice non potrà più applicare la misura cautelare, coercitiva o interdittiva, ricavando il pericolo di reiterazione del reato e pericolo di fuga ‘esclusivamente’ dall’efferatezza   del reato contestato. Quindi, carcere o domiciliari più difficili e il magistrato dovrà valutare oltre al fatto anche la personalità del soggetto, i trascorsi, i comportamenti passati e presenti. Se incensurati, per i funzionari pubblici che accettano la loro prima mazzetta, e addirittura per i killer al loro primo colpo, la vita sarà molto più semplice. “Paradossalmente – spiega il presidente dell’Anm, Rodolfo Maria Sa-belli – sarà più facile mandare in galera un borseggiatore recidivo che un omicida al primo reato o anche un funzionario che si fa corrompere per la prima volta. Rischiamo di non riuscire ad applicare a un’omicida neanche un divieto di espatrio”. Alle critiche dell’Anm, Donatella Ferranti risponde   : “Su questa modifica c’è stata la convergenza di forze politiche (tranne la Lega) e anche delle commissioni ministeriali. Comunque in aula valuteremo eventuali emendamenti correttivi”.    FERRANTI non individua alcun rischio per la sicurezza collettiva: “Ci sarà bisogno di un rigore motivazionale maggiore, ma anche di uno sforzo investigativo che sostanzi l’applicazione della misura cautelare”. E conclude: “Spesso, leggendo le misure cautelari, emergono motivazioni stereotipate in merito alla reiterazione del reato”. Mentre l’Anm sul punto denuncia il rischio per la sicurezza, il governo prepara la controriforma che azzoppa le inchieste.


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