mercoledì 31 ottobre 2012

Il ddl anticorruzione è legge. La Camera approva, Idv vota contro - Il Fatto Quotidiano

Il ddl anticorruzione è legge. La Camera approva, Idv vota contro - Il Fatto Quotidiano

Michele Serra, sull’astensione ti sbagli


Nella sua “Amaca” di ieri su Repubblica, Michele Serra, che stimo moltissimo, riepiloga le ragioni per cui l’astensione di massa alle elezioni siciliane sarebbe stata un grave errore. “La Sicilia verrà comunque governata da un governo di altri”. “Chi non ha votato, per quanto maggioranza assoluta, pesa come la più insignificante delle listarelle”. “Grazie all’astensione servono meno voti per governare”. E conclude dicendo che chi non vota perde “il diritto a lamentarsi”.
Non sono d’accordo con lui.
In questo Paese abbiamo sempre votato “per il meno peggio”, per poi lamentarci. La lamentela è lo sport più praticato d’Italia, ben più del calcio e del pranzo domenicale dalla mamma. Questo sì che, pur essendo stato per decenni un comportamento maggioritario, è valso a ben poco. Siamo qui, oggi, in questo disastro politico e morale, in questa Sodoma istituzionale e culturale, soprattutto perché ci siamo sempre “turati il naso votando Dc” (prescindendo dalla Democrazia Cristiana o da altre scelte di voto, solo per citare il noto slogan anni Settanta). Se il voto è una cosa importante, be’, allora votare così l’ha svilito, umiliato, e ha prodotto danni gravissimi. Quelli che abbiamo tutti sotto gli occhi.
Chi non ha voglia di votare, chi dichiara di volersi astenere alle prossime lezioni politiche, ha tutte le ragioni per farlo, e la sua scelta ha valore tanto quanto il voto, forse di più. In questa Italia massacrata occorrono discontinuità radicali, importanti, emblematiche. Occorre che sia chiaro che la delega a questo sistema di pensiero politico, di proposta elettorale, di pratica di governo, viene tolta per manifesta incapacità e fraudolenza dei partiti. Sostenere, come qualcuno fa, che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio è sempre più difficile, ormai direi impossibile.
La Lega del “Roma ladrona” era governata da una consorteria famigliare di cui la giustizia si è dovuta occupare perché, altrimenti, quel partito e quel pensiero non si sarebbero mai riformati, se mai l’hanno fatto. Tutti sapevano, ma andava bene così. Da Lusi a Batman appare chiaro che senza l’intervento della magistratura nessuno dei partiti, dove tutti sapevano e sanno, avrebbe interrotto il sistema di ruberie, sprechi, distrazioni di denaro pubblico. E chissà quante altre cose sanno, senza che le sappiamo noi, non ancora. Le Regioni che non hanno pendenze con la giustizia quanto a denaro sprecato o rubato, viene da pensare che siano solo quelle non ancora visitate dalla Guardia di finanza. Per le altre il verminaio è infestante, generalizzato, trasversale, quando non hanno investito i nostri soldi in mutui subprime, o nei bond Cirio e Parmalat, distruggendo ricchezza del Paese.
E la proposta politica, poi… I partiti si dividono tra apparati posticci e del tutto slegati dal Paese, in mano a un uomo soltanto, come nel caso del Pdl, a coacervi ormai indistinti e senza identità come il Pd, di sinistra ma così filo-capitalista, che ancora non sa dirci cosa pensi del nucleare, delle coppie di fatto, ma sa per certo che è favorevole al Tav. Renzi è un diessino neoliberista, che ieri da Floris spiegava come far ripartire i consumi e tempo fa spiegava che per far riprendere l’economia dobbiamo lavorare anche il 1° maggio; da lui a Vendola a chiunque altro, nessuno parla di come rifondare il sistema fallito di questo capitalismo, nessuno percepisce in alcun modo il bisogno di fermare il principio egemone della sola crescita economica, o l’urgenza di uscire da una cultura consumista, che devasta le nostre vite, l’ambiente, il territorio. Ognuno di loro, per quasi tutto l’arco costituzionale, si è alternato al governo dimostrando di non credere nella scuola, nella formazione, nell’istruzione, nell’università, nella ricerca scientifica, nell’ambiente, e in tutto ciò che serve per rendere la nostra vita migliore, più umana, meno schiava del lavoro, del denaro, dell’ignoranza televisiva, della pubblicità, del petrolio.
Le speranze sembrano tutte e soltanto riferite a Beppe Grillo, movimento di cittadini come già la Lega, nato sull’onda dell’esasperazione, che poi, per organizzarsi, viene il timore che dovrà anche lui far ricorso a oligarchie che non riesco a comprendere, pericolose tanto quanto l’apparente democrazia dei partiti. L’ispirazione che guida il cittadino Grillo è quella del far contare la gente, farla decidere direttamente, magari con un click sul mouse. Ma è proprio questa gente, questi italiani (noi!) che non sanno cosa fare, che hanno bisogno di aiuto, che hanno votato Berlusconi per vent’anni, che sono del tutto inadatti a votare direttamente su materie complicatissime, che chiedono a gran voce una nuova frontiera, una nuova speranza, nuovi principi, nuovi ideali, nuove coscienze e culture di governo! Chiedereste mai a chi per tutti questi anni è corso dietro a consumi smodati e politici corrotti, di governare un Paese in punta di mouse? Io no.
Siamo arrivati fin qui, fino a questo disastro di idee e pratiche, votando. Votando sempre male, seguendo questa follia politica, in cui nessuno è diverso, nessuno è alieno a un sistema di potere del tutto slegato da principi nuovi e da una cultura originale, contro, a favore di altro, capace di evolvere. Una politica disastrosa, anche quando non era corrotta, che sperperava i denari che poi ci chiedeva di guadagnare sudando sangue. La politica che arriva fino ad oggi è quella che ha preso atto solo “dopo” la magistratura che esisteva l’eternit, l’Ilva, l’Acna, Seveso, la centrale Enel di La Spezia che brucia ancora carbone, la discarica di Pitelli… e che domani prenderà atto tardivamente del Tav e di chissà cos’altro. Dopo. Dopo che l’avremo votata. Tardi.
Forse l’unico modo per interrompere tutto questo è proprio mettere davvero in minoranza il sistema politico nel suo complesso. Forse serve un urlo corale: “Io non ti voto più!”. Forse il vero partito, l’unico che merita rispetto, non fosse altro per la coerenza con il proprio dissenso verso l’attuale condizione del Paese, è quello di chi si indigna e smette di svilire il voto così, o di farsi correo di quel che capita e capiterà. Forse l’unico messaggio che non abbiamo ancora dato è disertare le elezioni in massa, il 70% dei cittadini che dice: “non ti voto perché non ti riconosco. Non ti accetto. Non mi rappresenti. Io non sono come te!”, costringendo il presidente della Repubblica a prendere atto del fallimento politico, della necessità di lasciare spazio ad una nuova generazione, con altri pensieri, con altre regole.
Vorremmo non doverci vergognare ancora, e questo è un diritto. Questo pensiero però non si chiama anti-politica, si chiama dignità. La stessa dignità che viene compromessa votando per poi lamentarsi.

lunedì 29 ottobre 2012

L’Ue approva petizione su trasparenza dei media. Per evitare futuri Berlusconi - Il Fatto Quotidiano

L’Ue approva petizione su trasparenza dei media. Per evitare futuri Berlusconi - Il Fatto Quotidiano

Elezioni Regionali in Sicilia: Il 53% dei Siciliani si sono astenuti!

Il partito del non voto in Sicilia aumenta in modo vertiginoso e si conferma in assoluto il primo partito.
La vittoria di GRillo, se il dato dovesse essere confermato, stravolge il quadro politico Siciliano ed anche il pensiero di chi pensando che qui mai nulla può cambiare se non lo vuole la mafia.
Amaro risveglio quindi, che impone a tutti una seria analis

i politica, cominciando con l'allargare la visuale sul popolo, oramai ai limiti della sopravvivenza, che non accetta più di subire e cercando di interpretare i loro bisogni.
Mi dispiace davvero affermare che la Sicilia sarà ingovernabile e di questo portano la responsabilità in primis i partiti, soprattutto di quelli che impropriamente chiamiamo di sx, e poi tutti quei cittadini che hanno pensato bene di restare immobili in attesa di non si sa quale miracolo.
Adesso il miracolo si è verificato e si è verificato ad opera di un comico che è riuscito non solo a riempire le piazze, ma anche a prendersi la regione siciliana.
I suoi ragazzi adesso dovranno governare l'impossibile.
Si troveranno davanti una Regione al quasi fallimento senza avere una maggioranza e senza avere nessuna cognizione di cosa significa governare una regione come la Sicilia, almeno per quel che abbiamo potuto capire. Spero di sbagliarmi, ovviamente per il bene della Sicilia.
Oggi non posso che essere ancora una volta rammaricata, perchè nessuno ha voluto ascoltare quello che ho sempre detto. Se qualcuno mi avesse ascoltato chissà forse avrebbe potuto essere utile per arginare almeno un po' quest'ondata di populismo, che, speriamo, non ci condannerà per altri vent'anni.
La Sicilia s'è desta, tutti partiti tradizionali o aspiranti tali, sono stati penalizzati e lo sono stati per l'incapacità autentica di capire i bisogno della gente e conseguentemente nell'incapacità di farsene carico.
Vogliamo continuare così?
O, preso atto della nuava realtà, ci mettiamo subito al lavoro per evitare che si ripeta anche alle prossime elezioni nazionali?
A Bersani dico: non dare niente per scontato, è meglio per Te e per l'Italia.
Agli amici e compagni invece dico che non è più tempo di stare a guardare. 
Vedremo se questa lezione che viene dal basso ci servirà oppure si continuerà a fare gli schizzinosi.

lunedì 22 ottobre 2012

Perchè è in pericolo la libertà d'informazione!

Leggi porcate di questo governo e Parlamento!

Un disegno di legge del governo che dà via libera allo scempio del paesaggio e alla costruzione selvaggia; una legge che invece di contrastare la corruzione la rende più facile; una legge nata bipartisan (Chiti, Gasparri) che metterà il bavaglio all'informazione. E tante leggi che colpiranno i più poveri...che Italia è questa, che Governo, che Parlamento sono questi? s.b.

giovedì 11 ottobre 2012

Mani sporche liste pulite

 di | 11 ottobre 2012
Fanno quasi sorridere le analogie con Tangentopoli di cui testé abbiamo celebrato il ventennale. Sembrava che nel ’92 l’Italia avesse toccato il fondo con le retate dei politici mazzettari che avrebbero portato all’implosione di un sistema partitico marcio e alle monetine del Raphael. Ma oggi è peggio, molto peggio.
Gli arresti a raffica sono gli stessi ma riguardano profittatori che intascano in proprio e non certo per il partito come piagnucolavano i vecchi tangentisti. Ora vince l’arroganza dei Formigoni tra le macerie. Un malcostume trasversale che non risparmia nessuno e dove nessuno può più dirsi al di sopra del sospetto, e lo ha dovuto amaramente constatare alla Regione Lazio Antonio Di Pietro.
Come la linea della palma descritta da Sciascia, anche il voto di scambio dal profondo sud ha infine raggiunto il ricco nord, ma con una novità: a vendere voti e a comprare poltrone e anime morte sono direttamente le cosche affiliate alla ‘ndrangheta, multinazionale del crimine il cui Pil cresce impetuoso mentre, intorno, tutto s’impoverisce.
Sì, perché la politica del malaffare coincide con una devastante crisi economica che nell’ultimo anno ha creato 350 mila nuovi disoccupati, il crollo verticale dei consumi e un danno morale incalcolabile che si chiama perdita di futuro per le nuove generazioni. Il tutto accompagnato dall’insopportabile pollaio dei cosiddetti leader vecchi e nuovi impegnati a sputtanarsi nei vari Ballarò e a sputtanare quel che resta della Costituzione repubblicana.
Forse una via d’uscita esiste. Vent’anni fa, la speranza del cambiamento abortì rapidamente generando il lungo incubo berlusconiano che vent’anni dopo va dissolvendosi in una patetica macchietta. Oggi c’è un’Italia che non ha più nulla da perdere, ma che può ancora vincere con le armi della democrazia e,perché no, con l’immensa forza della Rete.

Liste pulite con candidati competenti e credibili. E, attraverso il web, controllo collettivo e immediato di come viene usato il pubblico denaro con denuncia immediata dei saccheggiatori. Le elezioni sono vicine, bisogna provarci. Chi l’ha detto che dobbiamo morire prigionieri dei banchieri, dei ladri e dei parolai?
Il Fatto Quotidiano, 11 Ottobre 2012

Consulta: “No ai tagli dei maxistipendi nella pubblica amministrazione” - Il Fatto Quotidiano

 E' semplicemente incredibile!!!
A questo punto sarebbe opportuno che si dichiarasse l'illegittimità a far morire di fame il resto degli Italiani che non ha la fortuna di avere questi stipendi!
Consulta: “No ai tagli dei maxistipendi nella pubblica amministrazione” - Il Fatto Quotidiano

venerdì 5 ottobre 2012

C'è bisogno di una nuova Resistenza!

C' è  bisogno di una nuova resistenza se vogliamo cambiare veramente lo status quo di questa Nazione!
Dobbiamo metterci in testa di pensare a liste dei cittadini liiberi da qualsiasi vincoli di partiti e movimenti vari, liste costruite dal basso, meglio se dalle donne, aperte solo a persone oneste coerenti e preparate, insomma persone all'altezza della situazione, se vogliamo salvarci  non c'è davvero altra strada, via tutta questa corruzione, via tutte queste persone in cerca del migliore offerente.
Questo non è più il tempo delle parole, incominciamo a  lavorare seriamente per costruire qualcosa di veramente onesto e serio.
So che è difficile trovare tanta gente  con queste caratteristiche   con la  voglia di  mettersi in gioco, ma io dico loro che è indispensabile e non più rinviabile per salvare il nostro Paese, la democrazia e noi stessi, oltre che le future generazioni.
Nessun uomo o donna,  intellettuale,  di cultura, competente, onesto  e responsabile può sottrarsi a questa chiamata alle armi (in senso metaforico ovviamnete) per salvare il Paese.
C'è bisogno di una uova resistenza, di Partigiani che sentono il dovere di salvare il Paese da questo degrado oramai divenuto  insopportabile.
Chi ci sta?

Ballarò - Maurizio Crozza del 02/10/12 "Fiorito ha tritato le fatture, l...

Corteo studenti: scontri e feriti a Torino. Tensione a Milano. Roma, protesta al Miur - Il Fatto Quotidiano

Corteo studenti: scontri e feriti a Torino. Tensione a Milano. Roma, protesta al Miur - Il Fatto Quotidiano

I banchieri non pagano la crisi. E delle regole per ora non c’è traccia


 Di una riduzione degli stipendi dei grandi manager della finanza si parla ininterrottamente dallo scoppio della bolla dei subprime. Ma nei fatti ancora niente è accaduto, con l'eccezione della bozza Liikanen, presentata pochi giorni fa a Bruxelles. Nell'attesa di qualcosa di concreto, intanto, i super banchieri mondiali continuano a incassare somme milionarie, indipendentemente dai risultati. Ecco quanto guadagnano

Sono quattro anni che si valuta di introdurre un tetto agli stipendi dei banchieri ma fino a oggi non si è fatto nulla. Ed è molto probabile che le cose non cambieranno. L’ultima proposta in ordine di tempo è arrivata dal report Liikanen, la proposta per una regolamentazione del settore bancario europeo elaborata dal membro finlandese della Bce, Erkki Liikanen, su mandato della Commissione Europea. La bozza di riforma, presentata pochi giorni fa a Bruxelles, suggerisce, fra le altre cose, di pagare i bonus ai banchieri almeno in parte in azioni e obbligazioni della banca stessa, di modo che, in caso di fallimento di quest’ultima, i manager non percepiscano la parte variabile della loro retribuzione.
Il suggerimento è, allo stato delle cose, molto vago, e la lobby dei banchieri avrà a disposizione tutto il tempo necessario per depotenziare questa regola prima della sua effettiva entrata in vigore. Resta inoltre da capire per quale motivo un banchiere che porta al fallimento la sua banca debba percepire la parte fissa dello stipendio, che in molti casi supera il milione di euro. E, comunque, anche se venisse applicata in maniera severa la regola proposta da Liikanen non si potrebbe ancora parlare di un vero e proprio tetto agli stipendi. Fino al 2007, ovvero fino alla scoppio della crisi finanziaria, si diceva che imporre dei limiti agli stipendi avrebbe fatto scappare i banchieri migliori verso Paesi senza tetti.
La storia recente ha insegnato che i banchieri più pagati – e dunque i migliori secondo il ragionamento che andava tanto di moda – sono quelli che hanno provocato i disastri maggiori, non solo per le banche che dirigevano (vedi Richard Fuld di Lehman Brothers e Alessandro Profumo di Unicredit che ha preso una liquidazione da 40 milioni di euro mentre la banca era costretta a fare tre aumenti di capitale in tre anni per non fallire) ma per l’intero sistema finanziario mondiale che è arrivato a un passo dal collasso.
Negli ultimi quattro anni la Gran Bretagna è riuscita a vietare i bonus alle banche che hanno ricevuto aiuti statali ma queste ultime hanno cercato di restituire gli aiuti il prima possibile – in alcuni casi mettendo di nuovo a rischio la propria stabilità finanziaria – proprio per tornare a pagare i bonus. Gli episodi di autoregolamentazione sono stati rari e molto limitati nel tempo. Sull’onda del furore popolare per i rischi corsi nel biennio 2008-2009 le banche hanno ridotto i compensi ai manager ma sono prontamente tornati ad alzarli non appena la grande paura è passata (grazie agli enormi sforzi messi in campo dagli Stati e dalle banche centrali). Di recente lo stesso governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha parlato della necessità di tagliare gli stipendi dei banchieri, facendo riferimento a “dinamiche dei sistemi di remunerazione non coerenti con l’attuale fase congiunturale e non sufficientemente ancorati ai risultati di medio‐lungo periodo”.
Nel maggio scorso aveva espresso (inascoltato) lo stesso concetto: “Le remunerazioni degli amministratori e dell’alta dirigenza devono essere indirizzate all’obiettivo del contenimento dei costi”. Uno studio della Uilca-Uil ha rivelato che il monte retribuzioni 2011 degli amministratori delegati dei primi undici gruppi bancari italiani è cresciuto nel complesso del 36,23% rispetto all’anno precedente, per un totale di 26,067 milioni, anche a causa delle dimissioni di quattro top manager che hanno comportato buone uscite per complessivi 9,7 milioni. Lo stipendio medio degli amministratori delagati è risultato 85 volte quello del bancario medio (il record è di 101 volte nel 2007).
Nel marzo scorso i sindacati dei bancari Fiba, Fabi, Fisac, Uilca, Sinfub, Ugl credito e Dircredito hanno chiesto pubblicamente di limitare questo rapporto a 20 volte ma anche il loro appello (rivolto al presidente del consiglio Mario Monti, al presidente dell’Abi Giuseppe Mussari e allo stesso Visco) è rimasto inascoltato. A livello mondiale, secondo il calcoli del Financial Times, le retribuzioni dei dirigenti e degli amministratori delegati delle maggiori banche lo scorso anno sono aumentate del 12% con un guadagno medio complessivo pari a 12,8 milioni di dollari. L’incremento delle retribuzioni riguarda gli stipendi netti e non, invece, i bonus e i benefit extra. I premi conferiti attraverso le azioni sono invece cresciuti del 22%.
L’amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon è sempre in cima alla top ten per il secondo anno di seguito con una retribuzione di 23,1 milioni di dollari, circa l’11% in più rispetto all’anno precedente. Al secondo posto c’è l’ad di Citigroup, Vikram Pandit, con un guadagno pari a 14,9 milioni di dollari. Non se la passava male neanche Bob Diamond, amministratore delegato di Barclays (che si è pero’ dimesso in seguito allo scandalo della manipolazione del tasso Libor), con una retribuzione annua pari a 20,1 milioni di dollari, e Antonio Horta-Osorio di Lloyds Banking Group, che può vantare un compenso di 15,7 milioni di dollari. In Italia il record spetta all’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, che ha incassato 2,19 milioni (1,58 in compensi fissi e 338mila euro in “bonus e altri incentivi” riferiti “al solo pagamento di incentivi differiti” relativi al 2009 e 2010, come si legge nella relazione sulla politica retributiva del gruppo). Seguito dal suo ex presidente Dieter Rampl (1,8 milioni di euro).

Sardegna, Province zombie: sono state abolite, ma spendono ancora - Il Fatto Quotidiano

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lunedì 1 ottobre 2012

Report del convegno “Riforme Costituzionali? Parliamone insieme!”

 Report del convegno “Riforme Costituzionali? Parliamone insieme!”
Palermo 20.9.2012 – Villa Niscemi, sala delle Carrozze -
Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano.
Il 20 settembre si è svolto a Palermo, Villa Niscemi, sala delle Carrozze il convegno organizzato dal Treno delle Donne in Difesa della Costituzione, in occasione del quale   l’illustre  Sig. Presidente Della Repubblica ha conferito la medaglia di rappresentanza  al progetto "La Costituzione Ritrovata"  .
Siamo orgogliose di un così prestigioso conferimento e per questo lo abbiamo ringraziato.  
 Il convegno è stato molto partecipato ed il dibattito, di alto profilo culturale, è stato molto apprezzato ed applaudito.
Al convegno erano presenti rappresentanti dell'ANPI: per la provincia di Palermo Angelo Ficarra, per l'ANPI nazionale  Maria Letizia  Colaianni, mentre Giuseppina Vacca ha portato il saluto del responsabile regionale  Ottavio Terranova.
Alla manifestazione hanno aderito diverse associazioni, tra cui alcune femmnili e la UIL Sicilia. Messaggi di condivisione e di apprezzamento sono pervenuti anche dall'estero ed altresì  dal Sindaco Orlando un apprezzamento per il nostro impegno.
Siamo pertanto molto soddisfatte sia per la partecipazione, che per la qualità degli interventi.
Grazie a tutti i relatori ed a Elvira Grilli, Vice Presidente dell'associane, che ha  dato un contributo fondamentale per la buona riuscita della manifestazione  ed agli intervenuti che, con i loro interventi di alto profilo culturale,  hanno  altresì contribuito al suo successo.
Gli interventi dei relatori si sono articolati nel seguente modo:
P     La Dott.essa Elvira Grilli ha aperto il dibattito denunciando il ritardo degli Italiani, rispetto ad una Costituzione molto più avanzata.
Di chi è la colpa di questo ritardo? Degli Italiani o di chi ha dimenticato di insegnar loro la Costituzione e la sua fondamentale importanza?
E’ dovere di ogni cittadino battersi per difendere questo strumento importantissimo, l’unico che abbiamo per fare valere i nostri diritti ed anche i nostri doveri!
La Dott.ssa Grilli ha poi formulato una serie di domande  che nascono da queste considerazioni: cosa significa modificarla e quali rischi questo comporta? Non sarebbe più ovvio e giusto consultare su questo direttamente i cittadini, che in una democrazia sono i veri attori, o queste modifiche passeranno come sempre sulla loro testa, anche se si sta discutendo del loro futuro? E cosa possono fare gli stessi cittadini per rivendicare la loro partecipazione, il loro buon diritto di partecipare a questo dibattito?
Sono questi i temi  oggetto  del confronto organizzato dall’Associazione Treno delle donne per la Costituzione, proprio per contribuire a creare in Italia una civile discussione e anche – diciamolo – per sottolineare il buon diritto delle donne a parteciparvi con un ruolo di primo piano.

P             L’Arch. Sebastiana Toscano, presidente dell’Associazione, ha preliminarmente illustrato    brevemente   com’è nata l’idea del Treno Delle Donne per la Costituzione, ha riferito della manifestazione del 24.9.2012   e dell’incontro al Quirinale, avvenuto  in occasione della stessa manifestazione, nel corso del quale è nata l’idea del progetto “La Costituzione Ritrovata”  a cui il Presidente della Repubblica Giorno Napolitano ha    dato una propria medaglia di rappresentanza.
 Un messaggio di ringraziamento è stato rivolto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per questo alto riconoscimento, di cui  le donne del Treno sono orgogliose e per la sua dimostrata sensibilità verso le donne impegnate nella difesa della Costituzione.
Preoccupazione è stata espressa nei confronti  della  riforma Costituzionale in discussione in Parlamento, sia per il contenuto, che per le modalità con cui  procede l’iter  Parlamentare, senza che i cittadini ne siano stati informati e senza  che sia stato aperto un dibattito nel Paese.
Ed infine, l’arch. Toscano ha illustrato il progetto “La Costituzione Ritrovata”, ricevendo apprezzamento dagli intervenuti.

P             La Prof.ssa Esmeralda Bucalo ha poi spiegato ed illustrato in maniera chiara quali sono le riforme Costituzionali in discussione in Parlamento, mettendo in evidenza quali rischi comporta per la Democrazia nel nostro Paese una eventuale approvazione delle stesse.
In riferimento al procedimento legislativo ha  evidenziato le criticità  che la modifica pone e dei problemi notevoli sia per quanto concerne i Regolamenti parlamentari che dovrebbero essere modificati e adeguati fra loro, quanto a tempistica dei procedimenti legislativi, numero delle commissioni, loro competenze e composizione, nonché alle commissioni bicamerali che lo stesso disegno di legge costituzionale prevede possano esaminare certi tipi di leggi.
In quanto al governo: Il disegno ha delle notevoli criticità: in primo luogo, è necessario modificare la legge elettorale del Parlamento, nonché istituire quella per l’elezione presidenziale, le quali dovrebbero svolgersi insieme o comunque a breve distanza (come in Francia) per garantire che il Governo ed il Presidente ed il Parlamento siano dello stesso colore politico e garantiscano maggiori probabilità di fine della legislatura.
In secondo luogo non è previsto nulla relativamente alla responsabilità presidenziale, che resta conformata come l’attuale art. 90 Cost. che però è configurato su un Presidente della Repubblica organo non governante.
Terzo non è molto chiaro il ruolo presidenziale all’interno del Governo da lui presieduto (il testo non si esprime), ed il modello francese sembra solo malamente imitato (in Francia, le competenze presidenziali e del primo ministro all’interno del Governo sono molto ben delineate e definite e consentono ad entrambi gli organi di Governare sia se espressione dello stesso colore politico che non, evitando pericolosissimi stalli nel potere decisionale, che invece nel disegno di legge costituzionale italiano non sembrano potersi superare)
Infine ha evidenziato la necessità che le riforme Costituzionali devono essere sottoposte a referendum, perché  sulle stesse i cittadini devono avere la possibilità di potersi esprimere.

P               Il Prof. Vincenzo Provenzano ha  affrontato e riferito sull’inserimento del pareggio di Bilancio in Costituzione e sui rischi che esso comporta sia per l’economia che per lo stato sociale.
Tale scelta  privilegia la finanza  piuttosto che i diritti dei cittadini, disattendendo quindi il dettato Costituzionale  e mette quindi a rischio lo stato sociale con  conseguenze gravi per il Paese, per l’economia  e per la democratica.

P           Il Dott. Domenico De Simone  ha parlato del lavoro richiamando l’art.3 della Costituzione nella parte che recita :è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti  i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La nostra Costituzione mette quindi al primo posto   lo sviluppo e la dignità della persona umana e non il mercato.
"La Costituzione si fonda sul diritto al lavoro. Come tutelare questo diritto e conciliarlo con la scomparsa del lavoro nella società contemporanea? La precarietà è divenuta la regola nella nostra società e il salario è spesso del tutto insufficiente a garantire il diritto ad una retribuzione "in ogni caso sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa."
È possibile creare un sistema nel quale questo principio è rispettato rispettando sia la dignità dei cittadini sia gli interessi delle imprese a svolgere attività economicamente remunerative senza generare i conflitti che esplodono numerosi soprattutto in periodi di crisi.
L'idea è quella di introdurre il Reddito di Cittadinanza Universale per attuare un principio di solidarietà sociale generale e non soggetto al potere. 
La regolazione del potere finanziario nella carta Costituzionale. Necessita di una riforma che tenga conto della esistenza e del peso di questo potere nella società civile."
Il Dott. De Simone ha illustrato poi le cause che hanno prodotto debito pubblico di proporzioni enormi, puntando il dito sugli interessi e sulla creazione del denaro che a sua volta produce debito e quindi sulla necessità di cambiare radicalmente questo meccanismo.
Avere inserito il debito fuori bilancio in Costituzione è stato un errore, perché questo avrà delle conseguenze  enormi sul piano sociale. La solidarietà umana  deve sostituire questo sistema finanziario che sta  strozzando il nostro Paese e  l’Europa.

P     L’Avv. Salvatore Raiti nel suo intervento ha posto l’accento sull’urgenza di    un’Europa  Costituzionale  con effettivi poteri sovra nazionali.
In questo contesto in Italia abbiamo bisogno di raggiungere un primo  e imprescindibile obiettivo, avere uno Stato moderno adeguato alle sfide del III Millennio, che sia più forte  e meno invadente per rinnovare e rendere appropriata la nostra  democrazia.
Oggi in Parlamento vi sono  500 proposte di riforme Costituzionali anche della prima parte della Costituzione .
L’Avv. Raiti sostiene che c’è la necessità oggettiva  d’intervento, lo dimostra il contesto storico con le problematiche  ad esso connesse  e gli innumerevoli tentativi di intervento, nonché le centinaia disegni di legge di  origine governativa e Parlamentare.
Come fare per uscirne bene?
L’ avv. Raiti propone quindi un’Assemblea Costituente eletta con metodo proporzionale con 1 anno di tempo.
Le regole  si fanno insieme:
non si tocca la prima parte dei Principi Costituzionali, a suo parere serve invece ed è indispensabile una semplificazione dell’architettura istituzionale,  sono maturi i tempi per la riduzione del numero dei parlamentari e di una sola camera, istituendo il Senato delle Regioni, riducendo le province e prevedendo il potere di sfiducia dei ministri.
E’ una sfida difficile, afferma l’Avv. Raiti, ma abbiamo il dovere di farcela, partendo dai principi della Nostra Splendida Costituzione ed innovando i meccanismi, dobbiamo rinsaldare la nostra società e riscoprire una missione comune ed il piacere e l’orgoglio di batterci per vincere la sfida.

P     Giuseppina Vacca ha portato il saluto dell’ANPI e nel suo intervento breve e appassionato ha ribadito  il necessario dovere della memoria per preservare il futuro .
Ha richiamato il contributo che le donne hanno dato sia nella Costituente, sia nella lotta partigiana.
Ha ricordato i tanti partigiani che per la conquista della libertà hanno sacrificato senza esitazione  la loro vita.
Solo tenendo viva la loro memoria possiamo  sperare di preservare la nostra Costituzione e la nostra democrazia dai continui attacchi che ogni giorno subisce  da una classe politica non adeguata e spessissimo incompetente.
Il “Treno delle Donne in Difesa Della Costituzione” pone quindi nelle Mani del Presidente della Repubblica il futuro del Paese per la cui vita politica, sociale, economica e culturale  non si fermerà in alcuna “stazione”, ma continuerà a viaggiare nel cuore e nella memoria storica del Paese che nessun Governo è autorizzato “ope legis” a stravolgere a fini “altri”che non siano pienamente in ossequio alla Costituzione Repubblicana Italiana.
La presidente Dell’Associazione TDC
Arch. Sebastiana Toscano