domenica 3 giugno 2012

La sinistra che non c’è più!

   Adesso che Anna Finocchiaro è venuta allo scoperto complimentandosi   con il ministro Fornero per avere vinto la sua battaglia contro l’art. 18, possiamo tranquillamente affermare che la sinistra in cui molti si sono aggrappati, o meglio quella che noi per lungo tempo abbiamo pensato  lo fosse contro ogni evidenza,  semplicemente non esiste!

Non so quanti elettori del PD ne sono consapevoli, perché la mancanza di questo senso non può che aggiungere guai a guai.
Eppure non ci voleva molto a capirlo, ma molti si sono ostinati a continuare a vedere ciò che non c’è più da tantissimo tempo: Il PD oltre a non essere di sinistra non è riuscito ad essere nemmeno un partito. Infatti, dopo tantissimi anni dalla sua nascita ancora non ha un profilo chiaro e riconoscibile.
Per poterlo conoscere bisogna quindi rifarsi alle posizioni che va assumendo di volta in volta e che, inevitabilmente, ci dicono che non è sinistra e non lo è  perché non  difende i valori della sinistra, ma  gli interessi delle banche, della casta e dei ricchi.
Con la scusa che si deve salvare l’Italia stanno appoggiando tutte le peggiori nefandezze di questo governo tecnico a cominciare dalla riforma delle pensioni e finire con l’art. 18, buttando così a mare le conquiste che sono costate ani di lotte e sofferenze ed adesso si appresta a dare una mano, anzi ha progettato per mano di Violante di cambiare in modo devastante la Costituzione e, quel che è più grave, all’insaputa degli Italiani, cancellando con un semplice colpo di spugna  il risultato del referendum celebrato appena 6 anni fa.
Io penso che l’aspetto più disperante del popolo Italiano è la superficialità dell’approccio alle proposte politiche che prescinde  dai contenuti, da un progetto o dalle persone. Si  corre appresso ad sigla   più in voga e poi ci si tuffa  dentro senza porsi domande. Se così non fosse PD, PDl e via via tutti gli altri partiti e partitini non dovrebbero esistere più da un pezzo. Invece sono ancora lì con i loro leader, a volte plurindagati, ma applauditissimi.
Credo che al punto in cui siamo dovremmo cominciare a porci delle domande su ciò che siamo noi e cosa vogliamo essere da grandi, qual è il futuro che vogliamo per noi e per le generazioni future e darci dalle risposte, perché dipenderà dal tipo di risposte l’inizio di un cambiamento vero.
Temo però che ancora non è arrivato il momento nonostante tutto e questo è davvero un bel guaio!  

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