lunedì 8 agosto 2011

Intervista a Rodotà: «Questo è un assalto frontale alla Costituzione e al lavoro»

pubblicata da Liberazione - Giornale comunista il giorno domenica 7 agosto 2011 alle ore 22.02
Intervista a Stefano Rodotà, giurista, professore emerito alla Sapienza di Roma

«Da da qualunque parte si guardi è una mossa ideologica, un colpo di mano costituzionale, una politica che continua a colpire i più deboli». Al telefono con Liberazione, Stefano Rodotà, giurista, docente emerito alla Sapienza, parla all'indomani degli annunci di Tremonti e Berlusconi sull'anticipo dei sacrifici e sulle manomissioni della Carta e dello Statuto dei lavoratori. Dice, in sostanza, che quelli che insegue il governo sono «interventi depressivi» perché «tolgono potere d'acquisto. L'attacco alla Costituzione è esplicito sia contro l'articolo 41 sia con l'introduzione del vincolo di bilancio. L'obbligo di pareggio, lo ha spiegato anche Boeri alla luce delle recenti difficoltà di Obama, diventa lo strumento per ricattare la politica perché condiziona l'impostazione di bilancio. In Italia s'è insistito molto sulla rigidità imposta dal Patto di stabilità e quest'altra rigidità priva i governi della possibilità di rispondere con strumenti adeguati alle situazioni di difficoltà. Le misure annunciate rendono più difficile il governo dell'economia a meno che non si vogliano prendere ad esempio gli Usa che hanno appena sacrificato ciò che restava del welfare e ridotto l'effetto positivo di una riforma sanitaria non particolarmente esaltante».

Quali potrebbero essere le conseguenze?

S'è detto che questo è in commissariamento del governo Berlusconi da parte della finanza internazionale, dell'alleanza Bce-Merkel-Obama. In realtà così si tende a ridurre lo spazio per la politica. Se l'obiezione è quella che la politica italiana è particolarmente corrotta e dissennata allora il problema dovrebbe essere quello di fare una politica dignitosa. Invece, così si introduce solo un potere di ricatto che viene dai ceti conservatori.

Si sostiene che l'articolo 41 freni le imprese.

L'articolo 41 - quello per cui l'iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana - non è un'imposizione "sovietica", c'è stato in quell'articolo un contributo importante dei liberali. Il riferimento all'utilità sociale è semplicemente la constatazione che nessuna attività possa fare astrazione dal contesto in cui si produce. La Thatcher diceva che la società non esiste. Quell'articolo non ha impedito l'impresa e si attacca per abbandonare il complesso di garanzie che offre la Costituzione. Non è così che si restituisce all'impresa la libertà di muoversi. In che cosa si tradurrà dunque l'annuncio, in mano libera all'impresa? Lo trovo preoccupante.

Sacconi s'è già pronunciato per cancellare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, Tremonti ha già detto che le misure sulla sicurezza sarebbero eccessive.

Guardi, invece la lungimiranza dei padri costituenti: prima della dignità e della libertà hanno voluto mettere la sicurezza. Senza l'articolo 41 viene meno uno degli architravi della Carta: il rapporto tra libertà di impresa e contesto. Si tratta di una norma molto di bandiera con un valore simbolico significativo che cambierà la percezione del sistema costituzionale. E' un fatto di estrema gravità

Dunque è un golpe?

E' una parola questa da adoperare con prudenza. Certamente è un attacco frontale alla Costituzione che fa corpo con un progetto di diminuzione dei diritti. E' un colpo di mano estivo.

Eppure mai come ora la "libertà" d'impresa è così spudorata.

Ecco dov'è il carattere pretestuoso: una cosa è liberare le imprese da vincoli burocratici, un'altra è liberarle dalla tutela dei lavoratori. E questo è inammissibile. L'articolo 36 dice che la retribuzione deve garantire un'esistenza libera e dignitosa. E non mi pare che nell'ultima fase, con la riduzione del lavoro a merce, sia stato così. L'unico obiettivo sembra colpire il lavoro, una lettura unilaterale ma anche sbagliata perché la componente lavoro non ha responsabilità in questa crisi. Boeri, che non mi pare un estremista, avverte che il primo effetto dei tagli sarà quello di colpire le famiglie povere. Così si perpetua e accresce una situazione di disuguaglianza in una situazione in cui sarebbero necessarie riforme, ad esempio, nell'accesso al credito. Il silenzio confindustriale è piuttosto eloquente. Non si è riusciti nemmeno a fare una tassa sulle auto di grande cilindrata che colpirebbe in maniera indolore i possessori di beni lusso. La patrimoniale, chiesta da Amato, non dagli estremisti, si fa tranquillamente in altri paesi europei. E sarebbe il contrario di questo irrigidimento delle norme costituzionali. Questa era l'occasione per chiamare i ceti più ricchi, come dice la Costituzione, a partecipare alle spese pubbliche in proporzione alle loro sostanze.

Ritiene che possano passare queste misure?

L'anticipazione della manovra certo che può passare, Fli e Rutelli già hanno detto di sì. Oggi l'attenzione va posta prima sui contenuti di questa manovra accompagnati minacciosamente dallo Statuto dei lavori di Sacconi, i lavori che diventano merce e sottratti alle garanzie costituzionali. Per la "riforma" costituzionale, invece, ci può aiutare il tempo: servono due letture delle Camere a distanza di tre mesi l'una dall'altra, dunque ci sono almeno nove mesi davanti a noi. Inoltre sulla materia è possibile avere un referendum confermativo.

Su entrambi gli aspetti è decisiva la mobilitazione, non crede?

Questo è un momento molto grave per la democrazia. E' necessaria una grande consapevolezza culturale, rendersi conto dei rischi che si corrono. Certo che è necessaria la mobilitazione a partire da tutte le forze che hanno incarnato la reazione sociale alla crisi nei mesi scorsi, studenti, precari, donne, mondo della cultura. Quei soggetti che hanno reso possibili i risultati elettorali di primavera nelle città e ai referendum. Tutti dovranno essere consapevoli che quello che hanno fatto lo devono rifare.

 Checchino Antonini -  07/08/2011

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