lunedì 30 maggio 2011

Una Sicilia bloccata in Un'Italia che cambia!

 La vittoria di De Magistris a Napoli e di G. Pisapia a Milano ieri ci ha regalato un raggio di sole, dopo i 17 lunghissimi anni di buio in cui ha imperversato il potere berlusconiano e di tutta la sua corte di nani e ballerini, che fino ad ieri sembrava imbattibile.Il sole  è dunque tornato a risplendere  ed in ognuno di noi si è riaccesa la speranza che anche nel nostro Paese  si può cambiare.

Finalmente gli Italiani si sono svegliati dal lungo sonno della ragione ed hanno detto no, un no chiarissimo che non lascia adito alcuno al dubbio, a questo modo cannibalesco di fare politica, a questa appropriazione indebita da parte della destra dello stato e di tutte le sue Istituzioni per piegarle ai propri rozzi e egoisti istinti, regalandoci un momento di grande entusiasmo e di emozioni da tempo sopite.
Sarebbe sbagliato però non leggere in questa vittoria una sberla anche ai partiti della sinistra, che chi più, chi meno si sente il vincitore assoluto di questa vittoria.
Io non credo che sia così: De Magistris a Napoli non si è accordato con nessun partito, ha chiesto il voto ai cittadini senza irtermediazioni, impegnandosi a rispettare il mandatao ricevuto e di renderne conto solo ad essi. Sarebbe,quindi sbagliato da parte del PD dire che questa vittoria gli appartiene, perchè non è così e lo sappiamo tutti.
E' vero Pisapia è stato sostenuto anche dal PD, ma non dimentichiamo che il PD alle primarie aveva un'altro candidato, che non ce l'ha fatta.
Io penso che   partiti responsabili dovrebbero   ascoltare il messaggio che gli Italiani hanno voluto dare ed,invece, di trastullarsi sulla vittoria, interrogarsi sul loro ruolo e sulla necessità di un reale e profondo cambiamento ed in primis della sua classe dirigente, ormai non più gradita alla maggioranza dei cittadini.
Se  Milano e Napoli ci hano regalato una grande emozione e ci hanno fatto tirare un sospiro di sollievo in Sicilia, purtroppo, abbiamo dovuto prendere atto ancora una volta che non c'è stato nessun vento di cambiamento e che la sinistra è scomparsa quasi del tutto, con un PD che non si capisce più che cos'è e con  gli altri partitini che non riescono a sfondare.
Penso che in Sicilia il vento del cambiamento potrà sicuramente arrivare, ma perchè arrivi si devono creare le condizioni, niete è scontato e, credo, che queste elezioni e questi risultati sia  di Napoli che di Milano dovrebbero indurre tutti i partiti a  mettersi in discussione. Soprattutto la   classe dirigente dei medesimi  dovrebbe fare un passo indietro per favorire il cambiamento e cercare di unire la sinistra, non quella dei partiti che non esiste quasi più, ma quella che c'è nella società e che è rimasta orfana.
Io non sono ottimista su questo e, credo, che se veramente in Sicilia si vuole respirare il vento del cambiamento, come a Milano e Napoli, esso deve nascere dal basso.
Questa è la scommessa se vogliamo salvarci e se non vogliamo ancora una volta essere il fanalino di coda di un'Italia che avanza mentre noi rimaniamo bloccati.
Nella Toscano

L'Italia si è svegliata!

Hanno vinto a Napoli De Magistris ed a Milano Pisapia due persone che rappresentano la voglia di riscatto del popolo Italiano per lunghi anni rimasto succube di questo c.d. che ha portato il Paese al disastro.
Ha vinto  la società civile a cui loro si sono rivolti, che ha risposto entusista e con speranza, non avendo più fiducia nei partiti.
Credo che bisogna cogliere questo forte segnale di cambiamento che viene dal basso, evitando  facili entusiasmi e letture improprie, perchè come tutti sappiamo è stata vinta una battaglia, ma non ancora la guerra .
Per intanto godiamoci questo giorno bellissimo per la nostra democrazia  con l'auspicio che questo risveglio ci porti a liberare l'Italia da questi politi incapaci e corrotti.

mercoledì 25 maggio 2011

GIU’ LE MANI DAI FONDI GENERATI DALL'AUMENTO DELL'ETA’ PENSIONABILE DELLE DONNE


 La Rete delle Donne Siciliane per La Rivoluzione Gentile, ha sottoscritto, condividendolo, il seguente
COMUNICATO CONGIUNTO DI: A.F.F.I., Amiche ABCD, Arcidonna, Aspettare Stanca, CEMP (Milano, Consultorio familiare privato Laico), Cittadinanza Attiva, Corrente Rosa, Diversamente Occupate, Donne della Banca d’Italia, Donne in Quota, Donne in volo, Filomena, Gruppo Maternità & Paternità, Innovatori Europei, Leipuò, Lucy e Le altre, Ozio Creativo Society, PariMerito, Pari o Dispare, Rete per la Parità, Udi Nazionale, Usciamo dal silenzio, Valore D
QUATTRO MILIARDI (ERANO) TUTTI PER NOI:
 E’ in atto un grave furto alle donne italiane, che rischia di passare inosservato.
 Il Governo, con l'aumento dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego (come da standard europei) si era impegnato ad utilizzare i risparmi che ne derivano - 4 miliardi circa in dieci anni - per interventi dedicati a favorire l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro, per la conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro e per il fondo non autosufficienza.
 Quattro miliardi in dieci anni, più 242 milioni di euro a regime, ogni anno, allo scadere della decade, sono cifre che mai le donne italiane hanno potuto anche solo sognare.

Dobbiamo difendere questo tesoro che consentirebbe alle donne di questo paese e all’Italia di rimettersi in marcia verso gli obiettivi europei, non solo in termini di equiparazione femminile, ma anche di crescita economica. Un paese che stenta a crescere come l'Italia non può ignorare che è universalmente riconosciuto che non c’è ricostituente migliore per lo sviluppo che un tasso di occupazione femminile elevato.
4 miliardi in dieci anni per 4 obiettivi:

-        un programma pluriennale di investimento pubblico e tracciabile dei “nostri” quattro miliardi

-        più servizi per la conciliazione di tipologia diversificata

-        più misure a favore dell’inclusione delle donne nel mercato del lavoro a tutti i livelli

-        chiara identificazione dei  rappresentanti politici e sindacali che realmente si impegnano a sostenere il programma per le donne italiane

Noi che firmiamo questo appello ci mobilitiamo per una azione politica – pubblica e visibile -  contro un furto insopportabile per le cittadine di questo paese, irreparabile se dovesse giungere a compimento. Persi questi soldi, sarebbe davvero difficile continuare a parlare di misure per la conciliazione e politiche di inclusione femminile.

La conciliazione non è per le donne


Blog | di Angela Lamboglia
24 maggio 2011
 A partire dal 1° gennaio 2012 l’età pensionabile delle donne del pubblico impiego sarà equiparata a quella degli uomini, cioè 65 anni. Quando ha approvato questa misura, nel giugno scorso, il governo ha assicurato che le risorse risparmiate, 4 miliardi nell’arco di 10 anni, sarebbero andate ad un Fondo strategico destinato a finanziare politiche per la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.

Il pensionamento anticipato per le donne funzionava come una sorta di compenso per il lavoro prestato tra le mura domestiche, non rintracciabile nella storia contributiva, e il governo avrà pensato di poter sostituire quella concessione con un’altra: al posto di qualche anno di lavoro in meno, maggiori servizi per ridurre la propria presenza in casa – per monetizzare quell’impegno, per delegarlo ad altri, ad altre, alle migranti in particolare – e per lavorare di più fuori.

Peccato che la Finanziaria 2010 e la Legge di Stabilità 2011 abbiano già sottratto da quei risparmi 362 milioni di euro per coprire debiti di Comuni e Sanità pubblica e che il Fondo strategico non figuri nel recente Piano Nazionale di Riforma.
Per questo motivo 24 associazioni, tra cui Diversamente occupate, hanno promosso un appello per fare pressione sul governo e vincolarlo al rispetto dell’impegno preso.

E’ un inizio. Sappiamo comunque che i problemi non si risolveranno semplicemente con il recupero di quelle risorse.
La contraddizione tra la finzione di una cittadinanza neutra, uguale per uomini e donne, e l’emergere ogni volta del ruolo storico di depositarie del futuro della specie ritorna sempre a galla.

Una volta equiparate agli uomini nell’età pensionabile e nella capacità di produrre, perché la  riproduzione e la cura dovrebbero essere, invece, faccenda esclusivamente nostra? E si può davvero risolvere tutto con uno scambio di concessioni, prima qualche anno in meno di lavoro, oggi l’essere individuate come destinatarie di supporti dallo Stato?

Non possiamo continuare a pensare la cittadinanza girando intorno, e continuamente evitando, questo nodo, che è poi il punto essenziale da interrogare per capire i rapporti tra i sessi nella società. E’ il nodo che sta dietro l’organizzazione dei nostri tempi di lavoro, ormai estendibili all’infinito proprio perché trascurano la questione di come si sostengono i corpi. E’ il mascherare l’impossibilità di rimuovere l’esperienza della cura - quella ricevuta o da ricevere e quella che offriremo ad altri – dalle nostre vite di donne e di uomini.

Non si pensi che non riconosciamo l’importanza di questi strumenti e quanto cambia avere o non avere un asilo nido pubblico, i soldi per una baby sitter o per l’assistenza ad un anziano. Lo sappiamo bene. Ma non abbiamo più voglia di sentir dire che un partito, un governo, un’amministrazione sono amici delle donne perché propongono politiche per la conciliazione: la conciliazione non è per le donne, la conciliazione serve a tutti.

lunedì 23 maggio 2011

VID 00013 20110523 1752 - Manifestazione per il 19°anniversario della strage di Capaci - Palermo 23.05.2011



domenica 22 maggio 2011

Referendum - Rivolta a Reggio Emilia contro le bandiere vietate Riempito il centro, la espone anche il parroco

pubblicata da INFORMAZIONE LIBERA il giorno domenica 22 maggio 2011 alle ore 13.36
Dopo l'esposto del consigliere comunale del Pdl di Novellara è scattato l'effetto contrario: le bandiere hanno invaso tutta la città. E i sindaci si sono schierati: non faremo le multe



Sul balcone sventola bandiera… d’acqua. Ha provocato una vera e propria reazione popolare tra i sostenitori dei referendum del 12-13 la denuncia del Pdl reggiano nei confronti di chi espone le bandiere referendarie pro acqua pubblica e contro il nucleare. Così il sindaco di Novellara, il paese dove era partita la denuncia, Raul Daoli (Pd) ha fatto marcia indietro non solo sulle multe, ma ora chiede ai vigili urbani di lasciare i vessili lì dove sono.

“Distinguerei i casi di propaganda dalla manifestazione del pensiero”. A Reggio Emilia dove il consigliere provinciale del Pdl Massimiliano Camurani aveva fatto denuncia per un intervento analogo il sindaco di Reggio ha dato ordine, appellandosi ad una sentenza della Corte Costituzionale del 1995, di lasciare dove sono i drappi. Non poteva essere diversamente visto il grandissimo numero di bandiere che oramai sono esposte in tutta la provincia.

“Ne abbiamo vendute oltre cinquemila da inizio della campagna, la maggior parte in questi ultimi due giorni”, spiega Tommaso Dotti coordinatore del Comitato Acqua Bene Comune di Reggio Emilia che ha rilanciato sulla questione. “Il balcone è mio e lo gestisco io“,  lo slogan usato dai referendari pro acqua pubblica. La gente ha risposto aumentando i vessilli esposti. Il record è di via Roma, a Reggio Emilia, la centralissima strada che una volta era il fulcro del quartiere del “Popòl Giòst” il rione più tipico della città, dove si parlava dialetto reggiano alla rovescia, l’arsave, per non essere riconosciuti dalla polizia (i ladri di polli) o dai fascisti (durante il regime). Nella centralissima via Roma, che scherzo del destino vede anche la presenza della sede del Pdl (e una volta del Msi poi diventato An) sono oltre cento le bandiere esposte. Sia fuori dalla Camera del Lavoro, la Cgil ha aderito alla campagna, ma anche dai balconi e le finestre di abitazioni di cittadini normali. Tanti anche i bar che espongono il vessillo. “Non ci penso nemmeno di levarlo, anzi ne compro un altro”.

Così mentre il sindaco di Reggio Graziano Delrio fa sapere che “non intende rimuovere le bandiere dai balconi” e la consigliera Pdl di Novellara Cristina Fantinati ribatte “la sentenza del 1995 non c’entra nulla con il referendum di giugno” le bandiere vengono esposte anche da parte di parroci. Come succede fuori dall’oratorio Cristo Re di Novellara dove campeggia lo striscione “Acqua dono di Dio, bene comune diritto di tutti“. “Subito l’avevo rimosso vista la polemica ma i ragazzi sono saliti sulle finestre e mi hanno detto di riappendiamolo” speiga don Candido Bizzarri
.

Lo stesso fa don Emanuele Benatti, resposnsabile del Centro Missionario, che una settimana fa aveva appoggiato il referendum con il vescovo di Reggio Adriano Caprioli. “Mi viene da ridere continuerò a esporre le bandiere. Chi ha alzato la polemica vuole solo abbassare il quorum”. In tanti oltre a quella a favore del si per l’acqua pubblica ora richiedono quelle contro il nucleare preparate dal comitato reggiano “Si rinnovabili, no nucleare”. “In questi ultimi due giorni abbiamo ricevuto le richieste di centinaia di cittadini” spiega il giovanissimo Davide Valeriani, coordinatore del comitato e consigliere di quartiere del Movimento 5 Stelle.

Intanto anche nel Pdl si registrano le prime crepe. “Non esagerei rispetto a chi espone vessilli nelle proprie abitazioni” dice il consigliere regionale Fabio Filippi, mentre la Lega Nord non è intervenuta nella polemica lasciando solo il partito alleato. Roberto Ferrari, segretario provinciale del Pd Roberto Ferrari ironizza: “Via pure quelle del Milan”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/21/rivolta-a-reggio-contro-le-bandiere-vietate-riempito-il-centro-la-espone-anche-il-parroco/112809/

Un sindaco per Palermo!


Il momento della competizione elettorale per scegliere un sindaco anche a Palermo si avvicina, ma tranne un caso sporadico, nessuno fino a questo momento è stato disponibile a fare un passo avanti, non solo per indicare la persona che dovrebbe essere candidata  unitariamente dalla coalizione di c.s., ma nemmeno per discutere su chi potrebbe essere l’eventuale candidato o candidata che dovrà sfidare il c.d.
Il problema più grosso in Sicilia è sicuramente il PD, che non si capisce bene più che cosa sia, visto che alla Regione è alleato con Lombardo e che scalpita per entrare in giunta, mentre Anna Finocchiaro sta chiedendo di tornare alle urne e dice di volersi alleare con il terzo polo, che, ahimé,  in Sicilia non  è altro che il partito di Cuffaro. In tali condizioni è arduo pensare che si possa giungere ad un accordo per un candidato unitario del c.s. quale fino ad oggi si è inteso, sia che esso provenga dal PD, sia che provenga dall’MPA  o dal terzo polo.
Che fare allora?
E’ possibile tentare  di unire i vari movimenti che si sono formati con i partiti che  appartengono alla sinistra e IDV, che hanno già rifiutato di allearsi con Lombardo?
A me sembra troppo arduo, anche perché vedo che ognuno è arroccato dietro la difesa del proprio territorio e  tutti pensano di potere fare uno a meno dell’altro, sperando di conquistarsi un posto al sole.
Secondo me per uscire da questa situazione di stallo si dovrebbe  provare ad unire gli uni agli altri sulla base di proposte programmatiche serie, che possano veramente far tornare a sperare quanti ormai non credono più  nei partiti ed in questa classe dirigente.
 Credo sia sbagliato andare alla ricerca di un nome purchessia da proporre per fare il sindaco di Palermo, perché prima di avanzare proposte in questo senso sarebbe il caso di confrontarsi sui contenuti,  cercando di fare emergere  la persona che  abbia le caratteristiche necessarie basate sul merito, sulla competenza e soprattutto sull’integrità morale e che  abbia dimostrato impegno e passione e , non ultimo, che abbia la capacità di saper parlare alla gente e ridargli speranza. Premesse  indispensabili  per rivestire un ruolo così importante e, soprattutto, per cercare di vincere la prossima competizione elettorale, per strappare Palermo dalle mani della destra.
Trovo altrettanto importante che si  debba puntare su persone completamente nuove e che sarebbe sbagliato guardare al passato, perché non è tornando indietro che si va avanti.
  Nella Toscano

venerdì 20 maggio 2011

NOI NON CI ARRENDEREMO MAI!!!

Questo regime dice che non possiamo mettere le bandiere per il Referendum sui nostri balconi? Allora mettiamo questo volantino nel lunotto posteriore della nostra auto,sul nostro scooter, sulle biciclette, sulla mia c'è già da tre settimane. NOI FACCIAMO INFORMAZIONE IN MOVIMENTO!!! NON HANNO ANCORA CAPITO CHE NOI NON CI ARRENDEREMO MAI!!!

TUTTI UNITI PER DE MAGISTRIS E PISAPIA

 Il risultato delle amministrative è lo specchio di un’Italia che vuole cambiare, che non ce la fa più a tollerare, non solo questa maggioranza, ma anche questa opposizione.
Leggendo le percentuali dimezzate di quasi tutti i partiti, tranne poche eccezioni per il Pd in alcune regioni rosse, questo dato si rileva in quasi tutta la penisola, così come     l’affermazione del movimento cinque stelle, che seppure con percentuali variabili, si afferma in tutto il paese. Anche SeL,   cresce in alcune zone con picchi significativi, mentre perde consensi o non cresce in altre.
Guardando i numeri dunque hanno ben poco da stare allegri tutti i partiti ed invece non ne trovi uno che ammette la crisi. Nel PD sono tutti contenti perché hanno vinto, SeL è anch’essa contenta, il terzo polo meglio non parlarne.
La cosa che più preoccupa è vedere come già si sentono tutti la prossima vittoria in tasca,  senza mettere in conto le potenzialità di Berlusconi, che intanto ha già scatenato la guerra a reti unificate, come era assai prevedibile che fosse,  perché, si sa, l’uomo non si rassegna, anzi passa al contrattacco sperando di vincere.
Quindi, sarebbe meglio che il Pd rimanesse con i piedi per terra e si concentrasse per portare a casa la vittoria a Milano e Napoli.
In quanto alla vittoria che ognuno sente come propria, io penso sarebbe il caso che si esaminassero i dati con un pò più di umiltà senza appropriarsi di vittorie che certamente non sono dovute a questo o a quel partito, ma alle persone che si sono candidate e alla  vittoria  della coalizione che li ha sostenuti, scelti con le primarie di coalizione o non, come nel caso di Napoli.
Sarebbe anche il caso di chiedersi perché tante persone non si sentono più rappresentati da nessun partito di destra e di sinistra e scelgono i movimenti come quello di Grillo, che seppure portano una ventata di nuovo nelle istituzioni, potrebbero essere anche un ostacolo alla governabilità delle medesime.
E’ vero Grillo dice spesso cose condivisibili e fa battaglie altrettanto condivisibili, ma per governare le Istituzioni, a mio parere, ci vorrebbe qualcosa di più strutturato,  essere solo e sempre contro tutti non aiuta e questo Grillo dovrebbe  capirlo.
I partiti dal canto loro dovrebbero avere la capacità di leggere quello che avviene nella società, dovrebbero cercare di fare uno sforzo per ascoltare le tante piazze, che spesso hano visto anche  le donne come protagoniste, da cui si sono allontanati riluttanti per cercare di governare il disagio crescente, che come un’onda si sta diffondendo in Europa e sta invadendone le piazze. Quello che sta succedendo in Spagna in questi giorni, è da scommetterci,  arriverà anche in Italia e non è poi così lontano.
Per quanto concerne “la disillusione nelle capacità della politica di affrontare i problemi della precarietà e l’ingiustizia economica di un sistema che salva le banche e affonda le persone, l’Italia non è molto diversa dagli altri paesi della sponda nord “ e questo non può che rafforzare  questo timore.
Quindi, piuttosto che trastullarci sul fatto che abbiamo vinto in alcuni comuni, sarebbe meglio concentrarsi sui problemi del paese e dire come si vogliono risolvere e, soprattutto, chi saranno i compagni di viaggio, perché è chiaro che se Bersani  come pare, dovesse continuare ad insistere  per allearsi con il terzo polo, non credo si andrà lontano .
Intanto però bisogna fare tutto quello che è possibile fare per far vincere De Magistris e Pisapia.
Nella Toscano
20.05.2011

Spanish Revolution: la rivolta contagia l’Europa

Il vento delle rivoluzioni arabe è arrivato in Europa. In questi giorni la Spagna è scossa da un’ondata di giovani del movimento 15-M che appunto il 15 maggio hanno occupato Puerta del Sol a Madrid, preparati per restarci. Al grido di “democrazia reale adesso!” la protesta è esplosa, e oltre alla “acampada” di Madrid altre tendopoli sono sorte in quasi tutte le città del paese, da Barcellona a Saragozza, da Valencia a Bilbao… si contano quasi sessanta piazze occupate.

È l’ennesima esplosione della generazione precaria, che ancora una volta tiene insieme centri sociali e società civile in movimento, accomunati dalla condizione di precarietà ed esasperati dalla mancanza di democrazia rispetto alle decisioni prese dall’Europa. La rivolta del 14 dicembre scorso a Roma, le manifestazioni oceaniche in Portogallo, i continui scioperi generali in Grecia, il movimento contro i tagli in Gran Bretagna… l’onda non si ferma.

La Spagna ha subito la crisi in forma durissima, con un tasso di disoccupazione che supera il 20%, una precarietà dilagante che condiziona le vite delle generazioni più giovani, stipendi da 700 euro al mese e affitti alle stelle, e soprattutto un governo di centrosinistra che non è stato in grado di gestire la crisi se non sostenendo con valanghe di euro le banche in fallimento. Nulla per la gente, abbandonata a se stessa in un paese con un welfare indegno e senza prospettive di miglioramento.

Se le forme di protesta sono radicali, pacifiche e colorate (guardate qualche foto) ma determinate a non mollare, le richieste sono un mix di rivendicazioni sull’etica della politica, la democrazia diretta e la giustizia sociale: abolizione delle leggi ingiuste che perseguitano i migranti; abolizione della monarchia (eh sì, in Spagna c’è la monarchia); un fisco più giusto (per esempio l’Iva progressiva legata al reddito); l’abolizione dei vitalizi e delle pensioni ai politici; il salario minimo di 1.200 euro; il ritorno dei servizi privatizzati in mano pubblica; la nazionalizzazione delle banche salvate dal denaro dello Stato.

Oggi in tutta Italia (e in tutto il mondo!) ci saranno manifestazioni di sostegno a Puerta del Sol.

Non è chiaro dove arriverà questo movimento, ma è evidente ormai che lungo le coste del Mediterraneo si percepisce con forza la determinazione delle giovani generazioni. Non è dato sapere come e quando qualcosa di simile accadrà in Italia… Ma sicuramente questo momento non è così lontano. Per quanto concerne la disillusione nelle capacità della politica di affrontare i problemi della precarietà e l’ingiustizia economica di un sistema che salva le banche e affonda le persone, l’Italia non è molto diversa dagli altri paesi della sponda nord.

Per quel che riguarda le forme invece, ogni realtà sceglie le proprie: noi crediamo nello sciopero precario. Fra pochi mesi.

Nella foto, la protesta giovanile alla Puerta del Sol di Madrid il 18 maggio scorso. Per ingrandire clicca qui