lunedì 5 febbraio 2024

COMUNICATO STAMPA


 

 

COMUNICATO STAMPA

 

Il prossimo giovedì 8 febbraio alle ore 9,30  2024  nella Sala Gialla dell’ARS  si terrà  il dibattito sull’Autonomia Differenziata, riforma costituzionale, voluta dalla Lega, che qualora venisse approvata avrebbe ricadute pesanti  sul meridione e la Sicilia in Particolare.

Per scongiurare una simile evenienza diverse associazioni, partiti, sindacati e  Generazioni Future si sono uniti  e hanno costituito la Rete   NO A.D.

L’incontro, che si terrà nella sala Gialla dell’Assemblea Regionale, ha come obiettivo quello di coinvolgere e mettere di fronte alle proprie responsabilità tutta la classe politica e dirigente di questa Regione e di richiamare all’impegno tutti i cittadini per difendere i propri diritti e la Costituzione, per impedire lo spezzettamento dell’Italia.

Sull’argomento si confronteranno docenti universitari, magistrati, esponenti politici, sindacalisti, rappresentanti della Rete NO A.D., di cui fa parte anche Generazioni Future, impegnata da sempre nella difesa e promozione dei beni comuni nonchè della Costituzione Italiana nata dalla Resistenza.

L’obiettivo è di far conoscere ai Siciliani la gravità di questo progetto, che di fatto apre le porte al secessionismo da sempre perseguito dalla Lega, per stimolare la partecipazione e unirsi per fermare questo disegno velleitario della Lega.

Ad animare il dibattito sono stati chiamati: Carlo Amirante ( Università Federico II), Alessandra Camaiani (Generazioni Future), Christian Ferrari ( segretario nazionale Cgil), Domenico Gallo ( Magistrato). Stefano Scaduto ( Centro studi A. De Gasperi), in qualità di relatori. Interverranno: Nicola Bono (Rete delle associazioni), Marco Filiti ( segretario regionale Pci), Antonello Longo (giornalista),Alfio Mannino (segretario generale Cgil Sicilia). Il dibattito sarà introdotto dall’arch. Nella Toscano di “Generazioni future”, modererà il dibattito l’avv Giuseppe Mantia. Cosimo Lo Re, direttore di scienze forensi presso l’università di Siena,concluderà il dibattito tra i presenti. 

martedì 9 gennaio 2024

Difendiamo la democrazia: TRENO DELLE DONNE PER LA COSTITUZIONE: Riforme, le...

Difendiamo la democrazia: TRENO DELLE DONNE PER LA COSTITUZIONE: Riforme, le...: TRENO DELLE DONNE PER LA COSTITUZIONE: Riforme, le bugie di Meloni di Massimo Villone : la Repubblica llPOLI 07-GEN-2024 da pag. 1-14 /[com...

Riforme, le bugie di Meloni di Massimo Villone

la Repubblica llPOLI 07-GEN-2024

da pag. 1-14 /[commento Riforme, le bugie di Meloni di Massimo Villone
Possiamo assegnare alla conferenza stampa di Meloni unprimato, perché mai con tante parole fu detto così poco. Una platea – con limitate eccezioni – piuttosto docile di giornalisti haregalato alla presidente una passerella di 45 domande e tre ore,abilmente sfruttate. L’abilità, peraltro, non sopperisce al vuoto dicontenuti. Ad esempio, Meloni ribadisce di non essere ricattabilerifiutando però di specificare chi, come, quando: «Non ho altro dadire su questo». Chiama in causa in vario modo quelli di prima,
come per il MES, il caso del consigliere Degni, le concessioni balneari e altro ancora. Si rifugia, come per i migranti e il cd piano Mattei, nella necessità di trattative -su scala europea e non solo – ancora in mente dei. Non va meglio per le riforme. Ma come può ancora dire – dopo le polemiche e i fiumi di parole già spesi sul tema -che «abbiamo scientificamente scelto di non toccare i poteri
del Capo dello Stato»? Secondo la scienza di chi? Persino La Russa ha avvertito la necessità di inventare la fantasiosa tesi per cui la riforma taglierebbe poteri abnormemente e abusivamente accresciutisi intorno al Quirinale al di là del disegno dei costituenti.
Assistiamo attoniti a una contesa tra La Russa e Meloni per la palma di migliore costituzionalista della destra.
Il problema di Meloni è la visione semplicistica di un deficit di stabilità e governabilità che si sana consentendo ai cittadini di scegliere chi governa, e garantendo a chi è eletto di governare per cinque anni. Dopo, chi ha governato si sottopone alla valutazione del lavoro svolto. Una semplificazione forzosa che occulta la pulsione autocratica di un’elezione diretta del capo del governo
assistita da meccanismi elettorali che a lui legano una maggioranza parlamentare. Su questo ha ribadito nella conferenza di essere pronta ad affrontare un referendum, che anzi sembra ritenere probabile mancando i numeri parlamentari (due terzi dei componenti) per evitarlo. Forse Meloni amerebbe consacrarsi come madre costituente (di una nuova Carta). Non vede, però, che in un paese già frammentato e diviso, in cui la coesione sociale e territoriale cede, un simile modello può accrescere spaccature e polarizzazioni invece di dare stabilità e governabilità. Né vede un cittadino che dopo aver votato si tramuta in suddito per i successivi cinque anni. Un pensiero analogamente elementare e semplicistico lo troviamo sul!’ Autonomia differenziata. A suo dire,
sana lo sbilanciamento tra Stato e Regioni dato dal fatto che i governatori sono eletti direttamente e durano cinque anni, e i presidenti del Consiglio no. La forza dell’istituzione si misura con la capacità di rimanere incollati alla poltrona per tempi certi. Ma
non vede il drenaggio di poteri, funzioni e risorse dal centro alla periferia che fatalmente indebolisce le istituzioni nazionali a partire proprio dal presidente del Consiglio. Eppure, a lei spetterà, secondo l’ AS 615 Calderoli in Aula in Senato dal 16 gennaio, decidere se porre limiti al negoziato per l’intesa sulla maggiore autonomia tra lo Stato e la Regione (art. 2.2). Lo sa? L’hanno avvertita? Meloni invece rivendica il lavoro di maggioranza sui livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Ne fa discendere che la
maggiore autonomia è riconoscimento della migliore capacità di gestire, e responsabilizza la classe dirigente. Qui non siamo soltanto ai più logori mantra cari ai fan del!’ Autonomia differenziata, ma giungiamo alla menzogna manifesta. Come si può ancora fingere di ignorare che risorse per i Lep non ci sono e non ci saranno per il futuro prevedibile? E che non si può parlare seriamente di responsabilizzazione se ci sono pluridecennali ritardi strutturali e sottofinanziamenti sistematici? A confronto,
De Luca che protesta sulla sanità campana sembra uno statista.
Meloni non pensa alla salus reipublicae, ma alla competizione con i partners di governo e al minuto guadagno nei prossimi turni elettorali. Persino Occhiuto, governatore della Calabria, merita un voto più dignitoso. Nella convention di Forza Italia del novembre 2023 chiarisce che l’attuazione concreta dei Lep deve necessariamente precedere l’Autonomia differenziata. “No money, no party”, è l’esplicito messaggio consegnato alla rete. Palazzo Chigi in sostanza risponde “money” niente, ma intanto facciamo comunque il “party”. Ovviamente con buona pace della riduzione dei divari territoriali, delle diseguaglianze e in specie delle speranze delle donne e degli uomini del Sud. Ce n’è abbastanza per impedire almeno il brindisi di un buon esito elettorale.
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venerdì 22 settembre 2023

Addio al Presidente Emerito Giorgio Napolitano

 

Nel giorno dell'addio al Presidente Emerito della repubblica Giorgio Napolitano, voglio ricordare l'appello che le donne del "Treno delle Donne per La Costituzione gli abbiamo inviato per difendere la nostra Costituzione dagli attacchi della destra che aveva progettato di cambiare l'articoli 1.
Il Presidente ha accolto il nostro appello - incluso nella lettera che pubblico in uno alla presente- e ci ha ricevuti invitandoci a redigere un progetto, non solo per la difesa della stessa, ma anche per gettare un ponte tra il Paese e l'Europa.
Il progetto " La Costituzione Ritrovata" che l'Associazione da me presieduta ha redatto, con il contributo di personalità del mondo della cultura, e consegnato al quirinale è stato apprezzato dal Presidente Napolitano, che riconoscendo il nostro impegno ci ha dato la medaglia di rappresentanza per questo progetto.
Il riconoscimento sicuramente più apprezzato è stato il fatto che dopo la manifestazione davanti al parlamento e dopo l'incontro con il prefetto quirinalizio, che lo rappresentava, è stato diramato un comunicato stampa. ripreso da tutti i giornali, tranne che dal Fatto Quotidiano, che fino a quel momento avevano ignorato la manifestazione di protesta contro la modifica dell'art. 1 della Costituzione. Successivamente, tutti hanno pubblicato la notizia dell'incontro e dopo l'incontro nessuno politico ha più parlato della modifica dell'art.1 della Costituzione.
Di questo gli sono grata, pur non condividendo appieno le sue scelte politiche, ma questa è un'altra storia. Oggi è il giorno del cordoglio e per questo esprimo le mie condoglianze alla famiglia.
Nella Toscano, già presidente del Treno delle donne per la Costituzione.